Il San Paolo Ostiense occupa al momento la 3° posizione nella competitiva Serie C Gold Lazio, con un record di 12 vittorie e 6 sconfitte. La sconfitta di misura rimediata nell’ultimo turno contro la capolista Grottaferrata non va ad intaccare quanto di buono fatto finora da una squadra che punta molto sui giovani e che ha dovuto patire non pochi infortuni (su tutti quello di Gabriele Galli). Per Tuttobasket.net, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con il ‘timoniere’ della squadra, coach Carlo Colella.

Cominciamo dall’attualità. Domenica scorsa, contro la capolista Grottaferrata, è arrivata una sconfitta, al termine di un match estremamente combattuto e tirato. Qual’è il suo pensiero sulla partita?

Come ha detto lei è stata una partita molto equilibrata, dove, come in tutte le sfide di questo genere, hanno un peso decisivo gli episodi nei possessi chiave. In termini generali, in difesa abbiamo fatto quello che ci eravamo ripromessi di fare; al contrario in attacco siamo stati troppo perimetrali“.

Finora il San Paolo Ostiense vanta un record di 12-6 e la terza posizione in classifica. Come giudica la stagione finora vissuta dai suoi ragazzi?

Buona, soprattutto se guardiamo l’inizio molto difficile che abbiamo avuto quando, dopo la prima vittoria, abbiamo incontrato tre delle attuali prime quattro squadre del campionato, subendo altrettante sconfitte. Siamo stati bravi a non deprimerci ed abbiamo reagito, vincendo sette partite consecutive e trovando, fino ad ora, una discreta continuità. Nel complesso, considerando il rinnovamento del roster, il numero degli esordienti, l’età media bassissima ed i vari infortuni, mi sembra una prima parte di stagione soddisfacente. Purtroppo la nota negativa è stata il pesante infortunio subito da Gabriele Galli, che ci priverà fino alla fine del campionato di uno dei ragazzi di maggiore prospettiva; siamo comunque già da ora tutti impegnati per garantirne il ritorno prima possibile“.

Quali crede possano essere le prospettive del San Paolo Ostiense da qui alla fine del campionato, Playoff compresi?

Tutti gli anni ci proponiamo due cose: far crescere i nostri giovani e fare meglio dell’anno precedente. Il secondo obiettivo ogni anno diventa più difficile, e quindi più stimolante. Dipenderà dalla capacità di crescere individualmente e collettivamente in questi mesi che rimangono. La squadra è giovane e quindi abbiamo tutte le carte in regola per farlo, ma la gioventù da sola non basta; dovremo continuare ad allenarci ed a spingere come abbiamo fatto finora“.

Lei è entrato nello staff della squadra ormai da tanto tempo, da quando aveva 24 anni, con un grande impegno profuso con le giovanili. Quanto ritiene importante, dall’alto della sua esperienza, il lavoro sui più piccoli per creare anche una ‘cultura di squadra’?

In generale credo che, più che di ‘cultura di squadra’, si debba parlare di ‘cultura del club’. A mio avviso, l’identità societaria è indispensabile, dentro il campo, in termini di scuola tecnica e fuori, in termini di stile e comportamento. Se invece parliamo solo della prima squadra, la scelta di puntare sui giovani del nostro settore giovanile è soltanto una delle scelte possibili, quella più adatta per noi. Chi ha altre esigenze o caratteristiche lo fa in altri modi: con i parametri, gli stranieri, i doppi tesseramenti e quant’altro. Ogni scelta ha la propria ragione e la propria validità“.

Nel suo pregresso vanta anche un viaggio negli States, presso gli atenei di Princeton e Fairfield, studiando il loro modo di vivere ed intendere il basket. Quanto l’ha arricchita quell’esperienza?

L’accoglienza che ho ricevuto rende questa esperienza umanamente indimenticabile. Sarò sempre grato a Coach Henderson e a Coach Carril, con cui ancora mi sento periodicamente, per le attenzioni che mi hanno dedicato. Da un punto di vista sportivo, si tratta di un mondo molto diverso dal nostro, ma che credo, proprio per questo, offra tantissimi modelli interessanti a cui ispirarsi. L’idea che mi sono fatto è che la crescita, anche quella tecnica, non passi soltanto per il lavoro che si fa dentro al campo, ma questo è un discorso troppo lungo…“.

Ringraziamo il San Paolo Ostiense e coach Colella per la disponibilità e la collaborazione.