Abbiamo intervistato Gianpaolo Porfidia, l’ideatore di Sand Basket. Lo sport che sta cambiando il modo di vedere la pallacanestro sta conquistando tutti e abbiamo chiesto al dottor Porfidia di spiegarci questo fenomeno.
Il secondo campionato nazionale di Sand Basket è alle porte. Dopo il successo delle finali scudetto dello scorso anno abbiamo deciso di intervistare Gianpaolo Porfidia, l’ideatore di questo sport. Gli abbiamo chiesto di raccontarci come è nata l’idea, in cosa consiste davvero e soprattutto dove può arrivare. Il fenomeno è in netta crescita, il regolamento è semplice e ci sono tutti gli ingredienti per conquistare tutto il mondo dello Sport.
Partiamo dall’inizio. Lei è l’ideatore di Sand Basket, ci racconta la genesi di questo sport?
“Sand Basket è, ovviamente, il basket sulla sabbia. Ho una società di pallacanestro a Fiumicino e immaginavo i periodi estivi in cui i ragazzi si fermano dopo l’attività in palestra. Cercavo un modo per continuare l’allenamento ma a Fiumicino non ci sono campi all’aperto. C’è però il mare. Allora mi sono chiesto: perché non portare il basket sulla spiaggia? In realtà l’idea – ci spiega Porfidia – nasce nel 2013, con l’esplosione del beach volley e del beach tennis. Successivamente ciò che si è andato a concretizzare, dopo tanti anni di studio, è stata l’eliminazione del palleggio. In questa direzione è stata prima inserita la regola dei tre passi, poi, per evitare la staticità delle difese, il trascinamento.”
Il 3×3, nuova appendice della pallacanestro, si sta via via affermando soprattutto per lo spirito di sacrificio, di squadra e di sportività che trasmette ai ragazzi. Il Sand Basket, oltre ai benefici fisici dell’attività su sabbia, ha dei principi simili da trasmettere?
“È un’attività continuativa per tutte le società: concede la possibilità di lavorare con un’attività propedeutica alla pallacanestro, non perdere i ragazzi e iniziare la preparazione pre-campionato. È un’attività aggregativa sia per gli appassionati di pallacanestro ma di tutti gli amanti dello sport. Abbiamo avuto giocatori di pallavolo che si sono trovati molto bene in questa disciplina per l’assenza del palleggio. Lo spirito di squadra, come nel 3×3, si sviluppa molto per la necessità di passarsi la palla, un fondamentale troppo poco utilizzato ultimamente nella pallacanestro. La figura del leader tecnico viene minimizzata, ciò che conta davvero può essere solo la squadra.”
Pensando agli altri sport viene in mente tennis e beach tennis. Ci ha detto che a Sand Basket possono giocare tutti gli amanti dello sport. Rimarrà un’appendice della pallacanestro o ci sono margini tali da poter ambire a diventare uno sport a se?
“È propedeutico alla pallacanestro ma allo stesso tempo lo rende molto più semplice rispetto alla pallacanestro stessa. I margini ci possono essere ma dipende anche da fattori esterni: marketing, sponsor, etc. Comunque ci credo, e vi spiego anche il perché. La prima presentazione di Sand Basket è stata fatta d’inverno, all’interno di una tensostruttura. Questo significa che è uno sport che può essere sia giocato in riva al mare d’estate ma anche in strutture organizzate. Si tratta di qualcosa che può essere praticato tutto l’anno.”
Le faccio una domanda quasi provocatoria. Se la sente di lanciare sportivamente “un guanto di sfida” ad altri sport su sabbia già conclamati e diffusi?
“Si, lancio la sfida. Gli altri sport sono basati più sui singoli. Il Sand Basket invece crea un reale sport di squadra, può essere paragonato al 100% al beach soccer. Inoltre, come ho già detto, porta tantissimi benefici, non solo a livello fisico.”
A cura di Martino Ruggiero
Foto di Enrico Vitolo