Il direttore di Sport Week, magazine della Gazzetta dello Sport, Pier Bergonzi ha intervistato Giorgio Armani nella cover-story di questa settimana. Ecco alcuni dei passaggi più significativi.
Sul momento dell’Italia e del mondo: «La situazione mi è apparsa subito molto preoccupante, tanto da aver deciso di presentare la sfilata della collezione Giorgio Armani, prevista per domenica 23 febbraio, a porte chiuse. I medici e gli infermieri sono in prima linea, sono coloro che stanno dando un contributo fondamentale in questo momento così drammatico, rischiando la loro salute e la loro vita. Siamo tutti in debito con loro e li dobbiamo rispettare e sostenere. Per questo alla lettera ho voluto far seguire un gesto concreto, convertendo la produzione di tutti gli stabilimenti nella realizzazione di camici monouso di cui gli operatori sanitari hanno estremo bisogno».
Su Milano: «Cambia continuamente, ed è anche per questo che mi piace. Negli ultimi anni la sua crescita ha subìto una grande accelerazione facendole guadagnare una vera rilevanza internazionale. La differenza principale per me sta in questa proiezione della città nel mondo che, pur rendendomi orgoglioso, mi ha sempre fatto riflettere sulla conseguente perdita di una dimensione più intima, di un ritmo più lento, che rimpiango un po’. Ma ciò che non è mutato è senza dubbio la capacità insieme pratica e intellettuale di saper trovare soluzioni ai problemi, la forza, l’energia con cui ha sempre saputo reagire ai momenti difficili. Non potrei immaginare di vivere altrove».
Sulle Olimpiadi rinviate: «Le Olimpiadi sono un evento gigantesco, che coinvolge il mondo intero e farle svolgere in totale sicurezza è un messaggio importante, oltre che una decisione saggia. Sono sempre d’accordo quando si tratta di dare la priorità alla sicurezza delle persone coinvolte».
Sul basket: «Il basket è una passione di famiglia: lo giocavano sia mio fratello che mia sorella. È uno sport adrenalinico, di grande impatto visivo, nobile direi. Mi stimolano questi aspetti».
Sull’Olimpia di Ettore Messina: «È una scelta che ho fatto insieme a Leo Dell’Orco, presidente della squadra dallo scorso anno e al quale riconosco entusiasmo e senso pratico. Messina ha già dato un’impronta nuova di metodo e cultura, e con il tempo sarà sempre più evidente anche nei risultati».
Sui campioni preferiti: «Cerco sempre il meglio, divertimento incluso, da tutti. Ma tra i grandi del passato dell’Olimpia non posso non citare Mike D’Antoni e Dino Meneghin: a entrambi abbiamo ritirato il numero di maglia in cerimonie indimenticabili. Nessuno indosserà mai più le loro maglie numero 8 e 11».
Comunicato a cura di Ufficio Stampa Olimpia Milano.