Raffaella Masciadri non ha bisogno di presentazioni. In esclusiva ci ha raccontato la sua nuova vita e il futuro del basket azzurro.

Raffaella Masciadri

La leggenda del basket femminile ha un nome e un cognome: Raffaella Masciadri. Pluricampionessa d’Italia con 15 scudetti, 10 Coppa Italia e 13 Supercoppe tra Como e Schio, un’Eurocup, 3 medaglie con la maglia azzurra e due stagioni oltreoceano in WNBA con le Los Angeles Sparks. La bacheca dell’ex capitano della nazionale farebbe invidia a intere società eppure lei continua, con tenacia e umiltà, a fare qualcosa per migliorare la nostra pallacanestro. Dopo il ritiro, la Presidenza della Commissione Atleti del CONI e la nomina in Commissione Giocatori FIBA sono la sua nuova vita. Siamo andati nel dettaglio, chiedendo direttamente a lei come dobbiamo immaginare la Raffella lontana dal parquet e come vede il futuro della nazionale femminile. Questo e tanto altro nell’intervista che vi mostriamo in esclusiva.

Come va la vita dopo il ritiro dal basket giocato? “A dir la verità bene, a parte questa brusca interruzione tutto bene. É una nuova vita e nuova sfida da iniziare. Ero pronta perchè la scelta l’avevo già fatta all’inizio della scorsa stagione, era arrivato il momento di lasciare spazio alle giovani e per me di dedicarmi ad altro. Voglio costruire una nuova vita, una nuova Raffaella sempre nel mondo del basket, questo sport mi ha dato tanto e ora è tempo per me di ricambiare.”

Allora come dobbiamo immaginare la nuova Raffaella? “Per ora mi vedo bene dietro la scrivania in tailleur (ride, ndr) . Il ruolo da team manager e dirigente sportivo nel CONI e in FIBA mi piace e mi da nuovi stimoli. Mi sono formata per questo negli ultimi anni della carriera quindi sono felice di portare la mia esperienza combinata alle nuove competenze. Anche se è strano per tutti non vedermi più in divisa.”

L’emergenza sanitaria e lo stop dei campionati ti hanno impedito di salutare il pubblico come avresti voluto e immaginato. Ti rivedremo un’ultima volta allacciarti le scarpe vicino il parquet? “Sinceramente mi piacerebbe molto, chiuderebbe il cerchio. Vediamo se qualcuno vorrà organizzarla perchè non posso fare tutto io (ride di nuovo, ndr). Nel passato ho vissuto belle iniziative quando le mie compagne si ritiravano, ad esempio per l’addio di Viviana Ballabio ci fu una partita tra Comense e nazionale in cui lei giocò un tempo con una squadra e uno con l’altra. Sarebbe un modo bellissimo, anche per i tifosi che potrebbero rivedere grandi giocatrici.”

Hai detto che era tempo di lasciare spazio alle giovani. Chi potrebbe diventare la nuova Raffaella Masciadri? “Fortunatamente ce ne sono tante. Ci sono intere generazioni che crescono bene e che hanno bisogno di stare in campo. Mi vengono in mente le giovanissime gemelle Villa di Costa Masnaga, Stefania Trimboli, Costanza Verona, e sicuramente qualcuna mi sfugge. Poi sicuramente Martina Fassina e Olbis Futo che sono le ragazze con cui ho avuto più a che fare. Loro sanno quanto è importante stare in palestra ad allenarsi e lo fanno con piacere, i risultati si sono visti.” Quindi vedi il futuro azzurro femminile abbastanza florido… “Lo vedo coperto, poi si dovrà trovare il giusto equilibrio con società e allenatori che le facciano giocare ma bisogna anche che le ragazze siano aperte e disponibili, con il coraggio di provarci, non abbattersi e non pretendere tutto e subito. Si deve rimanere costanti e resilienti, una carriera non si costruisce in un anno”

L’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio diverse squadre ma dalle società femminili c’è stata un’apertura maggiore alle scelte federali. Tu come giudichi l’operato della FIP e poi la risposta delle squadre? “In questo periodo stanno morendo parecchie persone, chi prova a fare litigi non è degno di stare nel mondo sportivo. Sono inutili ulteriori polemiche. Bisogna dare atto al presidente Petrucci che ha agito in modo tempestivo. É una situazione inedita e ci vuole tanto coraggio e buon senso nel prendere queste decisioni, Gianni l’ha avuto e ha preso la situazione in mano.”

Hai fatto esperienza anche in WNBA, pensi che l’Italia debba prendere esempio dal basket stelle e strisce? “Più che prendere esempio dal campionato, dall’America dobbiamo importare la cultura che loro inculcano fin da piccoli nel fare sport. Nelle loro istituzioni scolastiche lo sport è importante quanto la Storia, la Geografia, l’Inglese e tutte le altre materie e così deve essere anche qui. Bisogna alzare l’asticella dell’importanza dell’attività motoria perchè è questo ciò che fa la differenza.”

Giocando a Los Angeles con le LA Sparks hai avuto la fortuna di conoscere Kobe Bryant? “L’ho intravisto diverse volte. Ho conosciuto molto bene suo padre: è stato il mio allenatore per un’annata, spesso chiacchieravamo in italiano, abbastanza per capire che fantastica famiglia è quella. Ho capito perchè Kobe è stato quello che è stato, dentro il campo ma soprattutto fuori.”

Se nella tua lunghissima e vincente carriera dovessi scegliere un momento che non dimenticherai mai, quale sceglieresti? “Non è facile scegliere. Sicuramente il primo scudetto a Schio, eterna seconda fino a quel momento: conquistare quel trofeo mi ha fatto vivere un’esplosione di gioia da parte dei tifosi che mai avevo visto. Poi anche l’ultimo mi ha suscitato un’emozione particolare, chiudere la carriera vincendo non era scontato. Ho realizzato un sogno.”

Crediti foto: Raffaella Masciadri in azzurro – Ufficio Stampa FIP; Raffaella Masciadri Sparks – Giuliano Cremasco; Copertina – Daniele Furlanetto