La squadra di pallacanestro Ostia Warriors è una nuova realtà nel mondo dello sport e della solidarietà italiana. Nata a Giugno 2019 e composta da giocatori professionisti e semi-professionisti del basket, provenienti da diverse squadre italiane ma tutti originari di Ostia (Roma), si adopera per eventi di solidarietà a favore di cause sociali. Il loro debutto a luglio di quest’anno al PalaAssobalneari di Ostia ha ottenuto grandi apprezzamenti negli ambienti dello sport e solidarietà, temi per cui si prodigano.
Con questa rubrica vogliamo entrare un po’ di più nel mondo di questa nuova realtà sportiva e sociale che ha tanto da dire e da fare, intervistando le varie individualità che la compongono. Per la settima puntata abbiamo raggiunto Pierre Diedhiou (nome completo Pierre Andrè Mecius Diedhiou). Ala piccola classe 1983, vanta una carriera di tutto rispetto. Cresciuto nelle Stelle Marine Ostia, nel 2001/02 passa alla Virtus Roma come Juniores aggregato alla formazione di Serie A; dopo un biennio in Sardegna (Olbia e Isola della Maddalena), sbarca in Calabria al Catanzaro.
A seguire ecco le esperienze con le casacche di Smit Roma, Comiso, Oristano, Campobasso, Stelle Marine Roma, Foligno, L’Aquila, Lazio Riano e Alfa Omega. Dopo due anni e mezzo circa a New York per lavoro, Diedhiou vive le sue ultime due esperienze, entrambe in C Gold Lazio, con Vis Nova Roma e Petriana Roma.
Pierre, sei un po’ un giramondo. Dove sei in questo periodo?
“Si, in effetti si, viaggio spesso. In questo periodo sono a Nashville, in Tennessee, per ragioni di lavoro. Nell’ultimo anno, tra Monaco di Baviera e New York, sempre per lavoro, sono stato all’estero molto più che in Italia“.
Come stai vivendo questa quarantena da atleta?
“Negli USA non c’è stato un lockdown rigido e non abbiamo avuto l’obbligo di stare a casa. Ma la gente ha paura ed esce lo stesso il meno possibile. Nonostante tutte le palestre e i Basketball Court siano chiusi, io comunque ho avuto modo di allenarmi, grazie ad un campetto dietro casa mia, dove posso tirare e fare esercizi a corpo libero, anche se da solo. Quindi non mi posso lamentare“.
Hai giocato la scorsa stagione? E quella precedente?
“Nella stagione 18/19 ho giocato alla Petriana in C Gold Lazio, mentre nella precedente, 17/18, ero al Vis Nova sempre in C Gold. Con quest’ultima abbiamo conquistato la promozione in B. Bei ricordi in entrambe le stagioni“.
Sei un Ostia Warriors della prima ora. Quando hai saputo del progetto quali sensazioni hai provato alla convocazione?
“Per me è un onore! In primis per la nobiltà del progetto al quale tengo molto. È stata una notizia che mi ha scaldato il cuore quando è arrivata alle mie orecchie. Una squadra formata da giocatori bravissimi, ma ancora più importante da amici di una vita riuniti per questa cosa bellissima“.
Hai avuto un ruolo nella formazione della squadra?
“Ni. Nel senso che all’epoca mi è stato chiesto cosa ne pensassi di questo o quel giocatore, ma la risposta non poteva che essere positiva. Come dicevo prima, la squadra è formata da giocatori fortissimi, con esperienze in tutte le categorie, dalla A in giù, ma soprattutto da grandi uomini a livello umano“.
Come vedi il progetto Ostia Warriors nel mondo del basket romano e in generale nel mondo dello sport italiano?
“Un progetto molto intelligente ed interessante nato da una iniziativa di cuore, certamente positiva nel nostro quartiere di Ostia a Roma, ma che in pochissimo tempo ha avuto un seguito importante da parte di tutto il panorama cestistico italiano. Quindi, colgo l’occasione per ringraziare chi lavora dietro le quinte di questo bellissimo progetto“.
Quale valore aggiunto senti di portare al progetto OW?
“Nonostante da dicembre mi trovi negli USA, cerco di essere presente quanto più possibile, con i social ad esempio e nel fornire aiuto alla Team Manager per alcune iniziative. Mi piacerebbe essere più presente in ogni tipo di maniera: presenza fisica, mentale, voce etc. Abitudini che ho anche in campo. Proverò“.
La tua visione del basket in Italia e negli Stati Uniti.
“Poco tempo fa parlavo con un amico americano che gioca in Europa e commentavamo quanto fosse bello il basket in Italia e in Europa per la tecnica, il lavoro del dettaglio, lettura di gioco. Insomma, bisogna usare tanto il cervello. In America viene fatto un lavoro diverso, per certi versi migliore, sui giovani, sia a livello fisico che a scuola. I giovani vengono visti ed allenati fin da piccoli come “grandi”, con l’obiettivo di raggiungere il miglior risultato possibile. Questo è un aspetto che a noi manca un po’“.
Che opinione ti sei fatto sulla decisione di imporre lo stop ai campionati?
“Lo stop dei campionati? No comment! No dai, seriamente, penso che la vita e la salute delle persone siano più importanti di qualsiasi attività sportiva. Questa crisi ha portato il discorso ad ampliarsi ad altri temi, che variano dai Regolamenti, alla tutela degli atleti, agli stipendi, all’eterno problema “professionisti o dilettanti?”. Non mi voglio addentrare in questo ambito, non è l’occasione giusta, altrimenti stiamo qui fino a domani. Ma voglio solo dire una cosa: “una casa non si costruisce dal tetto”“.
Ringraziamo per la disponibilità Pierre Diedhiou. Foto a cura di Rossella De Maria, Team Manager & Founder degli Ostia Warriors.