Giorgia Sottana: “In nazionale c’è bisogno di programmazione. Negli ultimi anni abbiamo fatto bene sul campo e i fatti a livelli di organizzazione non sono all’altezza di ciò che abbiamo messo sul parquet.”
Il capitano della Nazionale Femminile ne ha di cose di raccontarci. Abbiamo raggiunto telefonicamente Giorgia Sottana per un’intervista in esclusiva. Giorgia ci ha parlato della sua lunghissima carriera e delle sue sensazioni per ciò che riguarda la maglia azzurra. Giorgia Sottana si appresta a tornare in campo con la maglia di Schio, il suo è un ritorno nella città che le ha regalato 4 scudetti.
Come sono andati questi giorni di lockdown? Non ho disprezzato particolarmente questa quarantena. Dopo tanti anni di attività mi sono trovata per la prima volta a non fare niente con la palla ma dedicare un po’di tempo a me stessa. Mi sono dedicata ad altri progetti che avevo in mente da tempo. Mi sono sempre allenata nel mio giardino ma ovviamente la pallacanestro si è messa da parte per un po’. Ora sono contenta si possa tornare in qualche modo a fare qualcosa con la palla seppur in modo minimo.
Ora quali sono secondo te gli ingredienti per ripartire al meglio e portare la pallacanestro ad un livello almeno pari a quello che abbiamo lasciato? L’ingrediente più importante è programmare. Abbiamo avuto tanto tempo per pensare e spero che se ne esca con una programmazione. La situazione è inedita e difficile per tutti ma bisogna ripartire con delle basi solide. Ci sono stati in tutto il mondo dei disagi economici ma il basket è qualcosa di socialmente troppo utile per lasciarlo da parte quindi spero ci siano aiuti e incentivi.
Parlando più in generale, la tua lunghissima esperienza ti ha portato a giocare in lungo e in largo in Italia e in Europa. Cosa pensi che l’Italia debba prendere dal dialogo cestistico con le altre nazioni per migliorare il livello? Beh per rispondere a questa domanda potremo parlare 2 o 3 ore (ride, ndr). Sicuramente il modello francese sarebbe da intraprendere. Le giocatrici sono professioniste e questo da una base di certezza e solidità che a noi manca, gli stipendi sono leggermente più bassi ma essere professionisti non è da poco; l’organizzazione dell’evento partita e degli sponsor invoglia poi chi c’è intorno a investire. A livello di nazionale invece bisogna programmare. Negli ultimi anni abbiamo fatto bene sul campo e l’organizzazione non è stata all’altezza di ciò che abbiamo messo sul parquet. Sembra tutto buttato lì, senza un progetto. Questo mi fa pensare che a qualcuno non interessi più di tanto: così non va bene.
Però adesso arriva una stagione piena di impegni a livello nazionale, che sensazioni hai rispetto a questi eventi che tu vivrai da capitano? Da una parte c’è e ci sarà sempre l’amore per questa maglia e per questo gruppo che ne ha passate tante e ne è sempre uscito unito. Dall’altra parte c’è un punto di domanda, un malessere nel constatare bene il grado di interesse che ruota intorno alla maglia azzurra. Dopo che per anni fai sacrifici per far qualcosa che, è sicuramente il più grande privilegio della mia vita, ma sembra non interessi a nessuno, un po’di voglia viene meno.
Ultime due domande, una sul passato e una sul futuro. La tua carriera è stata lunghissima e hai vinto tanto. C’è un momento particolare che incorniceresti fino ad ora? Ce ne sono due che ricordo con tanta emozione. Il primo è il mio primo scudetto, quello vinto a Taranto. Per me la stagione a Taranto è stata la più bella. Mi dispiace tantissimo che Taranto non ci sia più, anche quando sono tornata da avversaria mi sono emozionata tanto nonostante i buu e gli insulti. Il secondo è lo scudetto vinto con il Fenerbache due anni fa. È stato un trofeo arrivato dopo un percorso personale particolare e quindi ha avuto grande peso nella mia vita.
Per chiudere, come promesso, quella sul futuro. Come dobbiamo immaginare Giorgia Sottana dopo la pallacanestro? È ancora difficile per me immaginarlo. Sicuramente ci sto pensando più intensamente rispetto a qualche anno fa perché si avvicina anche per me, anche se spero di giocare ancora qualche anno. Sono una persona molto aperta, ho tanti interessi e tanti progetti. Mi piace scrivere, mi piacciono le persone, amo viaggiare. Mi piacerebbe fare la manager di una società e penso di avere le caratteristiche giuste e mi piacerebbe viaggiare e scrivere di atleti che fanno sport. Il futuro si definirà anche in base alle opportunità che mi si presenteranno davanti.