La redazione di Tuttobasket.net ha avuto il piacere di intervistare Gianluca De Meo, classe 2000 da Mondragone, prospetto molto interessante del panorama del basket campano. Cresciuto cestisticamente tra Virtus Sinuessa e Casapulla, Gianluca ha già vissuto varie esperienze, a cominciare dal San Michele Maddaloni, passando per il Formia Basketball (due volte), Scandone Avellino, Basket Club Irpinia e, nella seconda parte della scorsa stagione, Basket Scauri. Nei giorni scorsi De Meo ha firmato per la PSA Sant’Antimo, con la quale affronterà il campionato di Serie B nel 2020/21.
Allora Gianluca, cosa ti ha spinto ad accettare la proposta di Sant’Antimo?
“A convincermi è stato il progetto e, in primis, la chiamata di coach Enzo Patrizio, il quale mi ha parlato e mi ha detto di trasferirmi lì e crescere con loro. Essendo io un giovane di prospettiva ed essendo loro una delle migliori società della Campania, di certo una delle poche con un progetto ambizioso, ho deciso subito di accettare“.
Che propositi o obiettivi ti poni per questa nuova esperienza?
“Come obiettivi, certamente migliorare e diventare un giocatore ‘di categoria’, possibilmente uno dei migliori. Spero poi di poter scendere in campo con la maggiore continuità possibile“.
Hai già una mezza idea su quelli che potranno essere i tuoi modelli in squadra? Quelli dai quali imparare di più?
“Sulla carta, diciamo che sono stato impostato come 4, sebbene posso giocare anche come 5; in prospettiva, il mio target è quello di diventare un 4 puro. Per questo Biagio Sergio, uno dei top nel ruolo della categoria, è il mio modello; mi ispiro a lui per crescere e diventare, come detto prima, un giocatore di categoria“.
Tra le altre proposte che avevi in sede di mercato, ce n’era qualcun’altra diciamo allettante?
“Purtroppo, a causa del brutto periodo che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo, le squadre si sono mosse poco sul mercato. C’è stata si qualche proposta, ma la migliore in assoluto è stata quella di Sant’Antimo che, ripeto, ho subito accettato“.
A proposito di COVID-19, com’è stato per te il lungo periodo di lockdown?
“Innanzitutto e come tutti, sono stato chiuso in casa. Mi sono allenato in casa e, fortunatamente, ho a disposizione in cortile un canestro, permettendomi di tirare con continuità. L’aspetto più negativo è stato passare da due, tre allenamenti al giorno ad uno. A livello psicologico, ho un carattere aperto, sociale, che ogni tanto ha bisogno di staccare la spina e andare a fare due tiri; per questo ho sofferto alquanto il periodo della quarantena totale“.
Gianluca, adesso scendiamo un pochino sul personale. Come ti sei avvicinato alla pallacanestro?
“Inizialmente, anche per il fatto che mio padre è allenatore nel calcio, ho cominciato giocando a pallone. Una sera, mentre passeggiavo sul lungomare, incontrai uno degli allenatori di pallacanestro di Mondragone, Flaminio Beatrice, che mi invogliò a provare, a fare un allenamento, e da lì è partita la mia passione per questo splendido sport. L’approccio nei primi momenti fu particolare, ma devo dire che la pallacanestro mi prese sin da subito“.
Quali sono i modelli ai quali ti stai ispirando in questa prima fase della tua carriera?
“Quando arrivai ad Avellino, un grande esempio nel mio primo anno fu Maarten Leunen, una grande persona sia in campo che fuori; tra l’altro, gioco ancora con lui alla Play. In Serie A è chiamato ‘il Professore’, essendo uno dei 4 migliori della categoria; un giocatore davvero intelligente, una sorta di playmaker aggiunto, e mi ispiro soprattutto alla sua ideologia di gioco.
L’anno seguente, invece, ebbi a che fare con gente come Caleb Green e Demetris Nichols, dai quali ho potuto apprendere altre cose, avendo una metodologia di gioco diversa ma con la stessa mentalità, vale a dire lavorare costantemente tutti i giorni“.
Qual è la filosofia di basket che senti tua? Sia in campo che fuori.
“Di sicuro allenarsi tutti i giorni, con la giusta concentrazione, di essere ottimisti e di non farsi influenzare dalle negatività, nel senso di prendere il buono che c’è anche nelle cose meno positive. Non bisogna assolutamente abbattersi né star troppo a pensare a cosa dicono le persone. In campo sono dell’idea che più uno si allena più uno migliora; bisogna poi imparare dai più esperti e saper accettare i consigli.
Per quanto riguarda l’aspetto extra campo, sono un ragazzo che tiene molto ad avere uno stile di vita consono. Ad esempio evitare di uscire la sera se il giorno dopo c’è da allenarsi presto oppure una partita; non andare a dormire tardi e mangiare bene. L’impegno a 360° fa la differenza secondo me ed incide tanto su quelli che sono i risultati in campo“.
La tua è una carriera ancora agli inizi. Ciononostante, potresti indicare i momenti migliori e quelli peggiori vissuti finora?
“Cominciando dai momenti belli, parlerei di certo dell’esperienza a Maddaloni in Under 16, quando ho iniziato a raccogliere i primi frutti dei miei sacrifici e a convincermi di poter continuare con questo sport. Ad Avellino ho vissuto delle difficoltà all’inizio, essendo il mio primo allontanamento da casa, una situazione nuova per me. Un’esperienza che mi ha aiutato comunque a crescere molto, vivendo un ambiente di Serie A, di alto livello; ho avuto belle soddisfazioni, come la Coppa Italia delle giovanili. Ancora, direi la seconda parte di stagione a Scauri, nella quale le mie prestazioni hanno dimostrato che ci potevo stare in Serie B.
Per quel che riguarda i momenti negativi, torno alle prime fasi della mia esperienza ad Avellino, nelle quali a causa della mia situazione psicologica non ottimale sono incappato in qualche partita dove non ho reso per come potevo. E direi la prima parte dello scorso anno a Formia. Non è andata come speravo, non essendo scattata la scintilla tra me e lo staff“.
A tuo parere, quali sono i tuoi punti forti e i punti deboli?
“Mi considero un giocatore eclettico, in grado di giocare sia fuori che dentro al pitturato, sia da 4 che da 5, sia spalle a canestro che tiratore da tre. Avendo più dimensioni di gioco, posso cercare di essere imprevedibile. Un aspetto del gioco che ho appreso sin dai primi momenti è la difesa; per capirci, reputo più importante una difesa ben fatta, anche una stoppata, piuttosto che un canestro realizzato. A Scauri, ad esempio, mi sono accorto di avere molti compagni con un bel po’ di punti nelle mani e ho preferito concentrarmi sull’aspetto difensivo; in qualche partita, ciò è anche risultato decisivo. Negli anni ho lavorato molto sui fondamentali (salto e coordinazione per esempio), migliorando di conseguenza.
Sui punti deboli, o meglio, gli aspetti nei quali devo ancora migliorare tanto, in primis metto l’aspetto mentale. Sono giovane e posso crescere ancora tanto. Mi piacerebbe molto, poi, progredire sulla velocità, sulla rapidità, poiché uno degli obiettivi che mi sono posto per il futuro è quello di essere in grado di giocare anche da 3. Per raggiungere lo scopo, però, devo incrementare molto la rapidità nei piedi e non vedo l’ora di cominciare a lavorarci su. Ancora, e più in generale, voglio migliorare l’aspetto fisico, la mia prestanza, in modo da potermela giocare anche con i giocatori più grossi della categoria“.
Passiamo a quelli che saranno gli avversari di Sant’Antimo, Gianluca. Stai seguendo le loro mosse sul mercato? Che quadro ti sei fatto?
“Vedendo come si stanno evolvendo le varie squadre, credo che quest’anno verrà fuori un bel campionato. Molte realtà stanno investendo parecchio su giocatori importanti, anche di categoria superiore. Faccio come esempi Salerno, la stessa PSA e Nardò. Dunque il nostro girone, se mantiene la conformazione che aveva negli anni scorsi, sarà davvero competitivo. E il potermi confrontare con gente molto forte mi intriga molto.
Per quel che ci riguarda, ripeto, la società si è mossa bene, firmando giocatori importanti come Cantone, Dri e Vangelov, oltre a confermare pilastri come Sergio e Carnovali. Si prospetta una stagione importante sia dal punto di vista della crescita personale che della squadra, e penso che potremo anche dire la nostra in ottica promozione“.
Come vedi invece la Serie A?
“Il Coronavirus ha creato e sta creando enormi problemi a tante realtà e ciò ha spinto molte società ad investire sui giovani, mentre altre purtroppo hanno dovuto lasciare il palcoscenico. Penso a Roma, Cremona e Pistoia. Sulle favorite, Milano ha tirato su una squadra fortissima, da Eurolega, e credo che sarà un discorso tra loro e la Virtus Bologna; ne verranno fuori partite assolutamente da non perdere. Vedo poi bene anche Brescia, che sta investendo molto, oltre alle ‘solite’ Venezia e Sassari. Potrebbe uscire anche qualche bella rivelazione, chissà“.
Ultima domanda Gianluca. Dove ti vedi tra cinque anni?
“Il mio sogno, ovviamente, è continuare con la pallacanestro. La realtà, però, è che si tratta di un percorso molto complicato, che presenta poche certezze. Devo pensare al mio futuro, anche in termini di famiglia, moglie e più in generale stabilità economica. Dipende tanto, se non tutto, dal livello che riuscirò a raggiungere. Non dovessi riuscire comunque ad emergere come nei miei desideri, allora credo che andrò a privilegiare più l’aspetto della stabilità, in primis lavorativa, giocando casomai nelle Minors soprattutto per divertimento. Un giocatore può andare avanti dieci, quindici o anche vent’anni, in base a quanto regge il fisico; ma a mio parere ci si deve garantire un futuro. I soldi guadagnati con la pallacanestro prima o poi finiscono…“.
Si ringraziano per la disponibilità Gianluca De Meo e la società PSA Sant’Antimo. Foto Luigi Esposito.