Il trentaduesimo titolo vinto da Ettore Messina nella sua carriera di allenatore è anche il quinto scudetto personale, con tre squadre diverse come prima di lui avevano fatto solo Valerio Bianchini e Carlo Recalcati ma loro con un totale di tre vittorie contro cinque appunto. Il titolo è anche il quarto trofeo conquistato a Milano. L’Olimpia sotto la sua guida ha giocato sei finali italiane su sei con quattro vittorie.
Ettore Messina è il nono coach a vincere lo scudetto con l’Olimpia. “Il modo più bello di concludere la stagione è questo. Per tre mesi te la godi perché sei Campione d’Italia. Abbiamo vinto la Coppa Italia, abbiamo vinto lo scudetto, abbiamo perso giocatori per strada, tra infortuni e casi di doping, in più i nostri avversari si sono rafforzati in modo importante aggiungendo strada facendo due giocatori eccezionali. In questa finale siamo stati bravi a ribaltare il fattore campo, subito nella prima partita, poi nelle altre due a Bologna ce la siamo giocata fino in fondo. Invece a Milano con il sostegno del pubblico credo siano state tre partite di altissimo livello. Il mio obiettivo personale, e del club, è vincere la terza stella e poi possibilmente tornare alle Final Four. Ringrazio ancora il Signor Armani e il Signor Dell’Orco: mi hanno dato la possibilità di allenare questa squadra. Ma sono stati i giocatori i veri protagonisti”.
La differenza con la scorsa stagione: “L’anno scorso è stata un’altra bellissima stagione, siamo arrivati ad un passo dal giocarci una finale europea, quest’anno forse paradossalmente ci siamo andati ancora più vicini anche senza fare le Final Four. In finale, abbiamo perso, abbiamo riconosciuto i meriti della Virtus che aveva giocato meglio, senza parlare di budget. di arbitri o di altre cose. Come diceva il grande Julio Velasco chi perde spiega e chi vince festeggia. L’anno scorso abbiamo spiegato noi, quest’anno spiegheranno altri”.
Sulla vittoria proprio contro la squadra che l’ha lanciato: “Il momento più bello per me, di questa serie, è stato quando abbiamo onorato i 90 anni di Sandro Gamba. Lui è andato via da Milano per Varese, acerrima nemica, dove ha vinto due scudetti e due titoli europei, e poi è andato anche alla Virtus. Credo che nessuno dei 13.000 tifosi del Forum, né oggi né 30 anni fa, sia mai venuto in mente di discutere o non rispettare un personaggio così. Mi fa stare molto male andare a Bologna e prendere insulti da una parte di quella tifoseria, o non poter portare mia moglie o mia madre alla partita. L’unica cosa che auguro alla Virtus è di continuare a fare bene, ad avere un grande futuro senza dimenticare il suo passato. Noi di sicuro il nostro passato ce lo teniamo stretto. Ogni mattina appena arriviamo in sede la prima foto che vediamo è quella di Cesare Rubini, e poi ci sono Sandro Gamba, Massimo Masini, Bill Bradley, Arthur Kenney, Mike D’Antoni e tutti gli altri. E ne siamo orgogliosi. Ognuno sceglie di essere come vuole”.
Sulla stagione: “Il momento più brutto è stato quando ho dovuto dire al Sig. Armani e a Leo Dell’Orco che avevano un secondo caso di doping. Mi sono vergognato come un ladro, anche se non avevamo colpe né io né lo staff, nessuno. Lì ho temuto che la squadra potesse pagare la perdita di un pezzo fondamentale. Complimenti ai ragazzi per aver saputo cambiare. Io sono fortunato di averli allenati e devo tutto alla mia famiglia, perché mi sostiene anche quando non è facile. Senza le persone che mi vogliono bene non sarei qui”.
Sullo staff: “Fare l’assistente è difficile. Magari fai un suggerimento vincente e il merito se lo prende un altro. L’ho fatto anche io, è umano. Ma loro, Mario Fioretti, Gianmarco Pozzecco, Stefano Bizzozero e Marco Esposito oltre a Giustino Danesi sono un gruppo eccezionale. Sanno fare un passo indietro per il bene comune. Sempre. Sono orgoglioso che Pozzecco vada in Nazionale. Dicevano avessimo preso un giullare, che insieme non saremmo durati più di tre mesi. Abbiamo vinto la Coppa Italia, lo scudetto e lui è in Nazionale. Questi sono i risultati”.
Dichiarazioni a cura di Ufficio Stampa Olimpia Milano.