La NBA piange quest’oggi, 31 luglio 2022, la scomparsa di una delle sue più grandi leggende, Bill Russell. Il simbolo dei Boston Celtics, con cui vinse la bellezza di 11 titoli in 13 stagioni (12 finali), di cui ben 8 consecutivi tra il 1959 ed il 1966, è scomparso all’età di 88 anni, ‘pacificamente e con la moglie al suo fianco‘ come ha reso nota la famiglia in un comunicato, diffuso sui social.
“Ma oltre tutte le vittorie, la comprensione delle battaglie di Bill è ciò che ha illuminato la sua vita. Dal boicottaggio di una partita esibizione nel 1961 allo smascheramento della discriminazione, tollerata troppo a lungo, alla guida del primo camp di basket integrato sulla scia delle proteste per l’assassinio di Medgar Evers, a decenni di attivismo per i quali gli è stata riconosciuta la Presidential Medal of Freedom” – si legge – “Bill ha denunciato l’ingiustizia con un candore spietato, volendo interrompere lo status quo e dare un forte esempio che, pur non nelle sue umili intenzioni, ispirerà per sempre il lavoro di squadra, l’altruismo e un cambiamento ponderato“.
“La moglie di Bill, Jeannine, i suoi tanti amici e la sua famiglia vi ringraziano per aver tenuto Bill nelle vostre preghiere. Forse rivivrete uno o due dei suoi momenti d’oro oppure ricorderete una sua risata mentre raccontava la realtà che si celava dietro quegli avvenimenti. E speriamo che ognuno di noi possa trovare un nuovo modo di agire o di parlare con l’esempio intransigente, dignitoso e sempre costruttivo di Bill nei riguardi dei principi. Sarebbe l’ultima e duratura vittoria del nostro #6“, si conclude il comunicato.
Così ha voluto ricordarlo il Commissioner NBA, Adam Silver: “È stato il più grande campione nella storia degli sport di squadra. Gli innumerevoli risultati ottenuti nella sua carriera con i Boston Celtics, tra cui il record di 11 titoli e 5 premi di MVP, raccontano solo in piccola parte la storia dell’immenso impatto che Bill ha avuto sulla nostra Lega e sulla società in senso più ampio. Bill Russell rappresentava qualcosa di più grande dello sport, ovvero i valori di uguaglianza, rispetto e inclusione che ha stampato nel DNA della nostra Lega“.
“Nel picco della sua carriera, Bill si è fatto sentire con forza per i diritti civili e la giustizia sociale, un’eredità che ha passato alle generazioni di giocatori NBA che lo hanno seguito. Attraverso lo scherno, le minacce e le incredibili avversità, Bill si è elevato sopra tutto, rimanendo fedele al suo pensiero che chiunque meriti di essere trattato con dignità. Ho apprezzato la mia amicizia con lui, lo chiamavo ‘il nostro Babe Ruth’, per il modo in cui aveva trasceso il tempo. Bill era il vincente definitivo e un compagno di squadra eccellente. La sua influenza sulla NBA sarà avvertita per sempre“.