Una delle squadre più spumeggianti e prolifiche di questo prime uscite ha tra i suoi giocatori uno dei più pericolosi attaccanti dell’intera Serie A. Muhammad-Ali Abdur-Rahkman (Carpegna Prosciutto Pesaro) è già entrato di diritto nel cuore dei tifosi pesaresi e con la sua prestazione nella sfida di domenica si è guadagnato il premio di miglior giocatore del settimo turno superando Nazareth Mitrou-Long (EA7 Emporio Armani Milano) e JaCorey Williams (GeVi Napoli) nelle preferenze.
Un rookie, un jolly, uno scorer, un pericolo, una minaccia. I nomi e i soprannomi per descrivere il numero 5 della Carpegna Prosciutto sono infiniti, ma sostanzialmente le parole per spiegare il suo inizio di campionato sono poche perché sta lasciando tutti a bocca aperta. La trasferta di Brindisi è andata anche meglio del previsto per i ragazzi allenati da coach Jasmin Repesa, i quali hanno fatto registrare il maggior numero di punti segnati da una squadra in queste prime sette giornate (102, superati i 101 di Sassari e Varese). I riflettori però sono tutti puntati sulla stella della squadra, una matricola reduce dalle esperienza in G-League e Polonia pronto a mostrare quanto possa far male con una sfera tra le mani; la sua partita è stata perfetta sotto ogni punto di vista: 23 punti in 28 minuti di gioco segnando da qualsiasi posizione come dimostrano il 6/7 dalla media distanza e il 2/4 da oltre l’arco a cui ha aggiunto 7 viaggi in lunetta (di cui 5 convertiti con successo) frutto anche dei 5 falli commessi dalla compagine pugliese ai suoi danni. Per chi si sarebbe aspettato solo una mole infinita di tiri presi, Abdur-Rahkman è invece un giocatore straordinario su entrambe le metà campo e lo ha dimostrato con i 6 rimbalzi catturati aiutando la difesa e i 7 assisti distribuiti in favore dei compagni per metterli in ritmo; infine, le 3 palle rubate sono state la ciliegina sulla torta di una prova da 34 alla voce valutazione.
“Onestamente non mi aspettavo di essere il miglior realizzatore del campionato perché non sono troppo focalizzato sul segnare così tanto, mi considero un uomo-squadra, pronto a fare ciò che serve di più alla causa. Lo sono sempre stato. Ma coach Repesa mi vuole aggressivo anche sul fronte offensivo e che sia a mio agio sia nel tirare che nel creare per i compagni” confessa a Il Resto del Carlino di Pesaro, il nativo di Allentown è entrato in quella trance agonistica – iniettatagli dal suo capo allenatore – che gli ha permesso di stabilire i suoi massimi stagionali per punti segnati e valutazione, spesso dati che testimoniano il prezioso contributo del singolo alla squadra. Proprio questa sua prestazione ha messo in mostra ancor di più sia ciò che lui si sente, ovvero un uomo-squadra, sia ciò che Jasmin Repesa pretende da lui. “Ma c’è un motivo: l’anno scorso ho fatto fatica a carburare perché la stagione precedente sono stato fermo ed è la prima volta che mi capita da quando sono un bambino, perciò questo aveva spezzato il mio ritmo. Ma qui coach e compagni mi hanno dato enorme fiducia e anche la libertà di prendermi tante responsabilità, quindi sono tornato a tirare come facevo al college” prosegue Abdur-Rahkman le cui medie fin qui parlano di un potenziale candidato MVP: 18.9 punti, 4.9 assist, 3.7 rimbalzi, 1.4 recuperi e 21.9 di valutazione in 30.4 minuti di media, cifre da capogiro per un debuttante. Ciò che sta maggiormente fornendo energia alla guardia statunitense sono i tifosi di Pesaro a suo dire gente che sa realmente vivere una partita di pallacanestro: “Oltre che praticarlo, io sono un appassionato di basket: mio padre era un coach e anche mio fratello maggiore ha giocato, quindi avvertire che la gente comprende lo spirito del gioco, sentire che ha la tua stessa passione ti spinge a giocare duro e sempre meglio. Sono felice di vedere tanti tifosi all’arena e mi piace un sacco quando fanno rumore”.
Oltre a colpirci per la sua tecnica e la facilità con cui trova il canestro, senza dubbio non può passare inosservato il nome Muhammad-Ali proprio come il pugile che ha fatto la storia di quella disciplina. “La mia famiglia è di fede musulmana e il mio nome di battesimo è legato al campione di boxe, un idolo per mio padre e che ha avuto il piacere di conoscere durante un training-camp, stringendogli la mano. Non ero nato quando Ali era nel pieno fulgore della sua carriera, ma so perfettamente cos’ha fatto e per cosa ha combattuto anche fuori dal ring. Per questo sono molto orgoglioso di portare il suo nome” racconta il numero 5 della Carpegna Prosciutto Pesaro al “Corriere dello Sport” confessando poi non solo l’amore per la pallacanestro, ma anche il legame con suo padre e i valori da lui trasmessi: “Era coach al Lehigh Carbon Community College e la sua influenza su di me è stata forte. Mi ha anche allenato fra i 14 e i 17 anni, insegnandomi tanto, dentro e fuori dal campo. Indosso il numero 5 perché è il nostro numero di famiglia”.
Infine – sempre ai microfoni di Elisabetta Ferri – ha dato una spiegazione plausibile del perché sembra che sul parquet ci sia un alieno venuto da un altro pianeta e non un essere umano: “L’unico problema è come farsi chiamare, visto il doppio nome e il doppio cognome che rende complicato le cose ai tifosi, così mi sono inventato il soprannome ‘Mars’, formato dalle iniziali (M. A. R.) a cui ho aggiunto una ‘s’ come il pianeta Marte”.
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