Marco Belinelli, giocatore della Virtus, ha concesso un’intervista al Corriere della Sera, edizione Bologna dove ha parlato del suo marchio di fabbrica, ossia il tiro da tre e quanto la NBA abbia influenzato sul suo stile di gioco. Ecco l’estratto:
“Non basta il talento se non lo alleni. Il mio tiro non è sempre stato così, ci ho lavorato tanto non per perfezionarlo ma per renderlo funzionale. Il lavoro fatto nei primi due anni in NBA, quando giocavo poco e mi sono impegnato ad allenarmi sul mio gioco, ancora me lo porto dietro. Il momento più importante è stato a Chicago con Ron Adams, uno degli assistenti. Si è accorto che avrei potuto avere percentuali migliori senza abusare del tiro cadendo all’indietro, abbiamo lavorato tantissimo sul polso per avere un movimento perfetto che si trova solo con la ripetizione. Il mio gioco sui blocchi ha come modello Ginobili, è sempre stato un esempio da seguire. Io non sto mai fermo sul campo, una cosa che magari i giovani non percepiscono mettendosi in un angolo e aspettando lo scarico per tirare. Il blocco è decisivo, se un lungo non lo fa bene fai fatica. La chiave su cui ho lavorato fin dalle giovanili è portare il difensore all’interno per fare in modo che il blocco sia per te efficace passando con la spalla il più possibile aderente al corpo del bloccante e smarcarti”