Il Governo, a fronte della pandemia da COVID-19, ha sempre assunto un approccio molto prudente. Uno dei settori dove ciò lo si è visto maggiormente è quello sportivo, nel quale a fatica si è passati dalle porte chiuse ad un numero estremamente contingentato di gente sugli spalti, 1.000 all’aperto e 200 al chiuso, con deroghe varie concesse a livello locale dalle regioni (anche 25% ad esempio in Emilia Romagna durante la Supercoppa Italiana).
Con la recrudescenza del contagio a cui assistiamo nell’ultimo paio di settimane, la situazione torna a farsi molto tesa. Se da un lato potrebbe restare lettera morta l’apertura dei giorni scorsi del ministro Spadafora (possibile incremento del numero di spettatori dal 15 ottobre in caso di miglioramento dei numeri del contagio), dall’altro cominciano a diffondersi voci che, al contrario, potrebbero indurre a pensare ad una volontà di tornare alle porte chiuse.
Intervistato da Luca Muleo, per il Corriere dello Sport, il CEO della Virtus Bologna, Luca Baraldi, ha ancora una volta avvisato sulle possibili, disastrose conseguenze di una nuova chiusura degli impianti, paventando anche, nel caso, un possibile stop ai campionati, di concerto con Fip e Lega Basket. Di seguito, un estratto dell’intervista a Baraldi.
“In questi due mesi siamo stati tutti assolutamente sicuri. Le distanze sono state sempre assicurate, le mascherine indossate; ci attrezzeremo anche con i termoscanner” – spiega Baraldi – “Non abbiamo notizie di contagiati durante le partite e, per fare un esempio, sui mezzi pubblici ci sono situazioni ben più rischiose. Per questo se arrivasse una nuova stretta faremmo fatica a capire il perchè“.
“C’è un aspetto sociale importante da considerare, vale a dire che dare modo di partecipare ad un evento significa dare il senso della vita che continua, senza paura. Tornassimo indietro sperderemmo la fiducia della gente” – aggiunge – “Inoltre, senza pubblico e con gli sponsor che così si allontanerebbero ulteriormente, sport come basket e pallavolo rischiano il default; non hanno gli introiti del calcio dai diritti TV. Il pericolo è penalizzare le società più serie. Il sistema deve fare riflessioni forti su come andare avanti, nel caso“.
Baraldi diventa ancor più diretto: “Con i soldi delle tv non ci paghiamo nemmeno il costo del pullman. C’è chi invece, potrebbe non farcela a pagare i contributi e i dipendenti. Da noi lavorano 100 persone, sono famiglie. Se lo Stato ci impone di chiudere i palazzi, ci finanzi anche!”.
In caso di nuova stretta, il CEO della Virtus rievoca le parole di Petrucci, risalenti a fine agosto: “In ogni caso, noi ci adegueremo alle decisioni della Lega e, se si dovesse decidere di continuare a giocare, noi lo faremo. Però mi aspetto una risposta forte di Lega e Fip. Ricordo che, un mese fa, il presidente Petrucci diceva che senza pubblico bisognava fermarsi. Credo che avesse ragione“.
Infine, Baraldi rifila una stoccata anche a tutti quelli che, ragionando in termini di priorità, ritengono lo sport come una di quelle cose che possa essere messa da parte, il ministro della salute Speranza in primis: “Sento dire che lo sport non è un settore fondamentale. Credo dipenda da una scarsa cognizione del nostro mondo, oltre che dal trascurare come i club professionistici abbiano fatto sforzi e investimenti in questi mesi per rendere club e impianti sicuri al 100%, tutelando la salute di tutti“.