Di Filippo Stasi
Simone Zanotti, Brindisi è un campo che si direbbe stimoli la Carpegna Prosciutto Pesaro: lo scorso anno, avete interrotto la striscia record di 10 successi consecutivi della Happy Casa espugnando il PalaPentassuglia e domenica scorsa vi siete ripetuti, ottenendo la quarta vittoria nelle ultime cinque gare. Ci descrivi il momento che state vivendo come squadra?
È vero, a Brindisi negli ultimi anni siamo stati capaci di grandi prestazioni, sebbene non sia per niente facile affrontare una squadra forte e completa come quella di Frank Vitucci, che può peraltro contare sul caloroso sostegno del PalaPentassuglia. Aver vinto in casa loro è un grande risultato, un’ulteriore confermare che la strada intrapresa è quella giusta. Uno dei miei motti ricorrenti è ‘vincere aiuta a vincere’ e ritengo che la costanza di rendimento sia fondamentale, nello sport e non solo. Coach Luca Banchi è da oltre due mesi con noi e ci sta aiutando ad essere continui, concentrati e presenti mentalmente nelle varie fasi della partita. A inizio stagione in questi aspetti abbiamo fatto fatica, eravamo disorientati in certi momenti. Ci mancavano quelle certezze che nelle ultime settimane stiamo acquisendo attraverso il lavoro settimanale; ora abbiamo tutti le idee più chiare sul nostro ruolo e sui tanti dettagli da curare quando scendiamo in campo.
Sei alla tua quarta stagione a Pesaro e hai sempre più impatto sui match, pur partendo dalla panchina. Sei uno dei migliori tiratori da 3 punti del campionato per percentuale (48%), statistica tutt’altro che banale per un lungo alto 2.08 m. Hai sempre avuto una mano morbida fronte a canestro, o ti sei costruito un tiro rispettabile partendo da zero, lavorandoci magari nelle diverse stagioni trascorse in Serie B?
Ho sempre avuto nelle mie corde il tiro da fuori. È un gesto tecnico che sentivo naturale sin da quando ero bambino e oggi è una delle armi che cerco di sfruttare maggiormente. Poi è ovvio che dietro c’è tantissimo allenamento, non solo durante la stagione ma anche in estate, quando si ha più tempo per concentrarsi sulla proprio sviluppo individuale. Rispetto alle stagioni in Serie B sto provando a velocizzare il tempo di rilascio, vuoi perché è il gioco che si evolve, tendendo sempre più alla velocità in ogni suo aspetto; vuoi perché se non sono rapido nel catch&shoot – con gli atleti che ci sono a questo livello – mi becco una stoppata! Il tiro perimetrale è sì una delle frecce al mio arco migliori, ma devo continuare ad esercitarlo e migliorarlo perché ogni giocatore ha le sue certezze, e in esse trova sicurezza quando magari non riesce a trovare altre soluzioni. I punti di forza restano tali solo se si trattano con lo stesso approccio che si adopera quando si va a lavorare sui propri punti di debolezza. Ci sono stati allenatori che in passato mi hanno aiutato a limare alcuni dettagli ai quali ancora oggi presto molta attenzione; tra tutti cito coach Boniciolli, che mi ha allenato due stagioni fa, sempre qui a Pesaro, facendomi giocare anche da ala piccola e insistendo molto sulle mie capacità balistiche. Se sono un buon tiratore è frutto di tanti piccoli adjustment che ho apportato al gesto tecnico, che di base mi è sempre e comunque riuscito in maniera naturale.
A proposito di ruoli e di lunghi dotati di polpastrelli morbidissimi anche lontano da canestro: ti trovi meglio schierato da ala forte o centro? E quel numero 41 che indossi si riferisce per caso a uno degli stretch-four più forti della storia del gioco, il leggendario Dirk Nowitzki?
Mi piacerebbe raccontare una storia originale e divertente riguardo la scelta del numero 41, ma mentirei (ride, ndr). Anni fa volevo cambiare numero ed ero indeciso tra due, entrambi abbastanza singolari: il 41 e il 43. Alla fine ho scelto quello che tutt’oggi porto sulle spalle anche per omaggiare Nowitzki, che è uno dei miei giocatori preferiti di tutti i tempi. Da bambino adoravo lui e Tracy McGrady, un atleta entusiasmante e fin troppo sfortunato per via dei tanti infortuni patiti. Tornando al mio ruolo in campo invece, mi sento un ibrido: l’anno scorso venivo schierato prevalentemente da 5, da centro; quest’anno vengo impiegato per tanti minuti anche da 4, a fianco a Tyrique Jones che ha caratteristiche differenti dalle mie essendo un centro che dà il meglio di sé nel pitturato. Anch’io posso giocare in area e spalle a canestro, ma magari difensivamente posso essere penalizzato contro avversari più strutturati fisicamente. Preferisco allargare il campo e mi trovo molto bene a farlo in entrambi i ruoli; che sia agendo da stretch four o five lo decide il coach in base alle esigenze della squadra.
È tempo di bilanci di fine anno. Due momenti, peraltro ravvicinati: le Final Eight di Coppa Italia 2021 di metà febbraio e il debutto in Nazionale, a distanza di una sola settimana. Qual è stata l’esperienza più ricca di emozioni dell’anno e vedi ancora la Victoria Libertas in corsa per le Final Eight 2022 (che si disputeranno proprio a Pesaro)?
Parto dall’ultima domanda: la matematica ancora non ci esclude dalla corsa a un posto tra le prime otto a fine girone d’andata, piazzamento che ci permetterebbe di qualificarci alla prossima edizione della Coppa Italia. Poterla eventualmente disputare alla Vitrifrigo Arena di Pesaro sarebbe una motivazione extra enorme… Oggettivamente sarà arduo riuscirci, ma ci proveremo fino alla fine. Sappiamo di non avere più molte chance, ma il nostro obiettivo è salvarci e per farcela è necessario vincere quante più partite possibili. Daremo il massimo anche contro le prossime avversarie, la capolista Milano e una Brescia in grande spolvero; vedremo se basterà. Sempre a proposito di Final Eight, l’edizione del 2021 è stata da sogno per noi. Oltre alla qualificazione – che già rappresentava un traguardo importante per il Club e i tifosi – essere riusciti a raggiungere la finale del torneo è stato straordinario. Un’esperienza magnifica, le vittorie contro Sassari e Brindisi rispettivamente ai quarti di finale e in semifinale hanno permesso a Pesaro di tornare a giocarsi una finale di Coppa Italia a 17 anni di distanza dall’ultima volta. L’abbiamo vissuta con un entusiasmo contagioso e forse per questo motivo la metto anche sopra l’enorme soddisfazione dell’esordio con la maglia dell’Italia. Vestire Azzurro per la prima volta ti fa provare sensazioni uniche, ma le esperisci singolarmente. Le emozioni vissute durante l’esaltante cavalcata delle Final Eight 2021 sono state invece condivise con un gruppo affiatato, ben allenato e che ha regalato una soddisfazione inaspettata ai propri tifosi. Sarà che dopo ormai quattro anni a Pesaro, mi sento fortemente legato alla Vuelle… D’altronde, se sono riuscito a debuttare in Nazionale a 28 anni, devo tanto a questa società.
È molto triste compiere gli anni l’ultimo dell’anno (ride, ndr). Festeggerò come ho sempre fatto, con un cenone formato 2×1: compleanno e arrivo dell’anno nuovo, in un colpo solo. Penso inviterò i miei compagni a brindare tutti insieme, niente di troppo particolare. Va considerata pure la situazione relativa al Covid-19, che ci costringe a mantenere prudenza… Ma sono un tipo tranquillo anche nella vita di tutti i giorni: di tempo libero oltre la pallacanestro ce n’è poco ma cerco di sfruttarlo al meglio, uscendo a cena e a passeggiare con la mia ragazza o rilassandomi a casa mentre leggo un libro o guardo un film. Generi preferiti? Per il cinema prediligo thriller e horror, mentre ultimamente mi sto addentrando nella lettura di romanzi. Un genere che in passato non avevo mai cercato, la mia curiosità mi portava a leggere prevalentemente saggi di approfondimento su varie tematiche o articoli a finalità informativa.
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