Dall’emergenza Coronavirus al Fenerbahce, fino alla Nazionale. Gigi Datome si racconta a 360 gradi. Intervenuto a ‘Sky Sport’, il giocatore del Fenerbahce ha esordito parlando della nuova vita in quarantena: “Ho instaurato una sorta di routine, con dirette Instagram e tante telefonate con gli amici in Italia. Le giornate in qualche modo sono comunque piene, cerco di stare attivo, anche di studiare il turco. Lo imparo perché dopo cinque anni sarebbe una vergogna non saperlo per niente. Devo essere sincero: vista la situazione attuale non sto pensando al pre-olimpico o alla stagione col Fenerbahce. La prossima stagione sarà diversa per tutti: lo sport non sarà più uguale“.
Sulla Nazionale: “Sono convinto che quando ci saranno le condizioni per giocare potremo fare qualcosa di importante. A novembre compirò 33 anni, non ne ho ancora 38: se starò bene fisicamente, ci sarò al pre-olimpico. Mi manca vincere una medaglia con la Nazionale, ci proviamo da tante estati e vogliamo provarci ogni anno, perché può sempre arrivare il momento giusto in cui tutto si allinea per 10 giorni e si arriva fino in fondo. Poi l’importante è che ci provino anche gli altri dopo di noi“.
Il capitano azzurro è poi tornato sull’esperienza in NBA: “C’era la possibilità di rimanere, perciò non è stata la NBA a decidere per me. La possibilità di venire al Fenerbahce con un allenatore Obradovic e un progetto vincente era allettante. Mi fa sentire bene e mi trovo bene qui in Turchia con Gherardini, i compagni e la tifoseria. Era difficile non rimanere perché qui sono contento“.
Infine, su coach Obradovic: “Abbiamo un rapporto molti intenso, in questi cinque anni abbiamo vissuto momenti belli e difficili. È stato lui a scegliermi per questo progetto e a confermarmi anno dopo anno, c’è stima e affetto tra di noi e sono orgoglioso di un avere un rapporto con lui. È bello avere uno che ti indica la squadra con la sua leadership. La squadra per lui è sempre la cosa più importante e non accetta niente di diverso da questo: è molto onesto in quello che fa e quello che pensa“.