Si sta via via completando il mosaico del roster della Vanoli Cremona 2021-2022. Del resto, il tempo comincia a stringersi e praticamente mancano poco piu di venti giorni al raduno. Il sodalizio del patron Aldo Vanoli ha ingaggiato l’ala statunitense Haywood Highsmith classe 1996 di Baltimora nel Maryland. L’accordo prevede un “escape” a favore del giocatore nel caso gli arrivasse un’ offerta per un contratto garantito o per un “two-way contract”, entro il 24 agosto, da parte di una franchigia NBA. Ha iniziato con l’high Dopo aver frequentato l’high School nella sua città natale, svolge il quadriennio universitario nella seconda divisone NCAA giocando 17 partite a 9.5 punti di media. Passa poi in West Virginia migliorando le proprie medie e, in 32 partite, guida il team per punti (14.5) e rimbalzi (9.4), andando in doppia cifra in 27 partite con 13 doppie doppie. Il miglioramento è costante anche nelle ultime due stagioni venendo nominato nel primo quintetto, giocatore dell’anno e MVP del torneo della Mountain East Conference (MEC) oltre che nel primo quintetto della intera Division II NCAA. Nel 2018, Haywood ha firmato il suo primo contratto da professionista con i Delaware Blue Coats in G League. Viene chiamato in NBA con un “two-Way contract” da parte dei Philadelphia 76ers dove gioca 5 partite per poi ritornare in G-League.
Dopo la Summer League di Las Vegas disputata con la canotta dei Sixers, il 2019/2020 lo vede protagonista ancora una volta in G League, sempre con i Blue Coats con 10.4 punti e 6.7 rimbalzi di media a partita.
Nel 2020/2021 attraversa per la prima volta l’oceano atlantico e approda all’Hakro Merlins Crailsheim in Germani affiancandosi all’altro neo-acquisto biancoblu McNeace. In 23 gare mette a referto r7.9 punti e 4.4 rimbalzi a gara con il 59.4% dal campo, chiudendo quinto in campionato e raggiungendo i playoff, oltre a giocare tre partite di Coppa di Germania a 8.3 punti e 4.3 rimbalzi di media. Si attende la decisione da parte di Keith Langford sul suo immediato futuro ed in stand-by Jaylen Barford.
Articolo a cura di Marco Ravara.