Gianmarco Pozzecco è diventato head coach della Dinamo Sassari dallo scorso 11 Febbraio, guidando la formazione sarda fino alle semifinali di Coppa Italia, perdendo di un solo punto (86-87) contro l’Happy Casa Brindisi, poi sconfitta in finale dalla Vanoli Cremona. In un’intervista a La Nuova Sardegna, Pozzecco ha raccontato un interessante aneddoto risalente alla sua adolescenza.
“Rischiai davvero di smettere a 17 anni . Il mio allenatore di allora, cioè mio padre, mi consigliò di andare a giocare a calcio in terza categoria” – racconta Pozzecco – “Vivevo una sfida costante, essendo sempre stato il più piccolo anche in casa, con mio padre ex giocatore alto due metri e mio fratello, 1,90, che era quello bravo“.
“Io sono stato sempre il più sfigato, quello che non poteva giocare in C, poi non poteva giocare in B, poi non poteva reggere l’urto con la serie A, poi non poteva essere protagonista in Europa” – continua l’allenatore della Dinamo – “È stato sempre un inseguimento, uno stimolo costante a dimostrare qualcosa. Non potevo avere vie di mezzo, venivo considerato o un genio o un coglione. Ed è così anche oggi“.
“Cosa direi, da coach, ad un giocatore come il me da giovane? Gli direi ‘se mi fai 40 punti ogni partita, giochi sempre e puoi anche non difendere’. Io da giocatore 40 punti li ho fatti varie volte, e come difensore non ero neppure così male“, ha concluso il Poz.