Gianmarco Pozzecco, head coach della Dinamo Sassari, è stato ospite nella live di Cantieri Aperti 365, toccando come suo solito svariati argomenti di attualità. Ne riportiamo degli estratti, a cominciare dal suo nuovo incarico come coach della Nazionale Sperimentale: “Vivo questa esperienza con grande senso di responsabilità nei confronti del basket italiano. L’idea da cui nasce è quella di cercare di migliorare i ragazzi, fornendo anche giocatori per la Nazionale A. Vorrei far vivere loro un’esperienza che li possa far crescere dal punto di vista della personalità e della consapevolezza dei loro mezzi“.
Questo è quello che manca ancora a qualche giocatore per fare il salto di qualità: “Non penso sia totalmente colpa loro, anzi. Nel mondo del basket in cui viviamo, loro sono solo un supporto ad una squadra. Quando la costruisci prima prendi gli stranieri; gli italiani si usano solo per chiudere il roster, a parte qualche caso particolare” – spiega Pozzecco, con una punta di amarezza – “Dobbiamo renderci conto che fino a quando ragioneremo così i giocatori italiani saranno alquanto bistrattati e sarà difficile per loro emergere, perché si sentiranno sempre meno importanti per il club, anche se comunque devono lottare un po’ di più per trovare spazio“.
In queste settimane si fa un gran parlare di possibili riforme sul numero di stranieri nelle squadre italiane. Il Poz indica come esempio il modello spagnolo: “A me piacerebbe avere il prossimo anno una squadra con tanti italiani e, soprattutto, europea. In Spagna ci solo due americani e sei europei, oltre ai giocatori locali. Ti dà la possibilità di avere basket competitivo, ma anche programmazione e senso di responsabilità nei confronti del settore giovanile, dovendoti formare i giocatori in casa“.
“Sono figlio di un basket con otto italiani in campo, ci divertivamo noi e i palazzetti erano pieni; non riesco a capire perché non si possa tornare indietro, al di là della Legge Bosman” – continua – “Ovvio che non sia facile, ma non è che con quello che stiamo facendo negli ultimi anni abbiamo ottenuto chissà quali risultati. Ora dobbiamo decidere se provare ad avere una visione a lungo termine o pensare solo al prossimo ottobre. Se vogliamo migliorare il basket forse per un paio di anni saremo anche costretti a soffrire, ed è logico visto che veniamo da 15 anni di abuso di stranieri, lasciando stare il lavoro sulle giovanili. Se non ci proviamo, tra 5 anni saremo ancora a questo punto“.