Tornano le interviste ai protagonisti dell’universo Ostia Warriors. Stavolta abbiamo avuto il piacere e l’onore di raggiungere un’istituzione della pallacanestro (e non solo) della Capitale, per anni fotografo ufficiale della purtroppo ‘defunta’ Virtus Roma, ma capace di immortalare e mettere in luce con la sua opera molti altri eventi, piccoli e più grandi. Parliamo oggi con Gennaro Masi, il quale ‘si introduce’ così: “Napoletano di nascita, romano di adozione. La fotografia mi ha sempre affascinato, sin da giovane quando provavo con la macchina fotografica analogica di papà. La scintilla è scattata nel 2005 con l’acquisto della mia prima macchina fotografica digitale e la voglia di sfruttarla al massimo. Le prove nello sport, nel basket, sono iniziate poco dopo, scattando nel campetto sotto casa. La prima vera occasione arriva nell’ottobe 2009. La mia prima partita di serie A, Martos Napoli – Pepsi Caserta, seguita per una rivista sportiva napoletana. Da quel momento sono iniziate le collaborazioni con siti specializzati nel basket, per arrivare a collaborare con agenzie nazionali sia con focus sul basket sia su altri sport“.
Quando hai cominciato con la fotografia e quando hai capito che questa era la tua strada?
“Da giovane il mio primo contatto con la fotografia l’ho avuto utilizzando la macchina fotografica analogica di papà, ne ero incuriosito. Intorno al 2004 ho acquistato la mia prima macchina fotografica, iniziando a studiare e provare. Velocemente mi sono orientato verso la fotografia sportiva, partendo proprio dallo sport che mi ha sempre accompagnato sin da giovane: la pallacanestro. Dopo diverse esperienze sui campi minors, la prima partita di Serie A arrivò a ottobre 2009 (Martos Napoli – Pepsi Caserta) per una rivista sportiva napoletana. Esperienza emozionante. Da lì è iniziato un percorso di collaborazioni che mi hanno permesso di continuare a crescere fotograficamente piuttosto che raggiungere obiettivi come l’iscrizione all’OdG“.
Come hai vissuto tutta la situazione che, purtroppo, ha portato al fallimento di una realtà importante come la Virtus Roma?
“Non bene. Grazie all’incontro con Giulio Ciamillo (titolare dell’agenzia che si occupa del basket a livello nazionale) ho avuto la possibilità di seguire direttamente la Virtus Roma dal 2015. Ho vissuto la decisione dell’autoretrocessione, gli alti e bassi della serie A2, il ritorno in serie A e poi… Onestamente non mi è ancora chiaro come sia stato possibile arrivare a tutto ciò, certo è che è stato un brutto colpo per il movimento e per la città. Ancora oggi trovo incredibile che a Roma non sia stato possibile portare avanti la realtà Virtus Roma“.
Di cosa c’è bisogno per arrivare a scattare una foto che si avvicini il più possibile alla perfezione (se esiste)?
“Non credo esista la foto perfetta ma la foto che piace, che emoziona, che trasmette qualcosa. La fotografia, come qualsiasi altra materia, ha delle regole che bisogna conoscere e rispettare. A questo si aggiungono l’occhio e la sensibilità sella singola persona che portano a produrre immagini di particolare effetto“.
Di cosa c’è bisogno per diventare un fotografo sportivo di livello?
“Innanzitutto la passione per lo sport e la fotografia e di entrambi bisogna conoscere le regole. Conoscenza e pratica sono le basi a cui si deve aggiungere l’estro personale. Senza dimenticare di guardarsi intorno, seguire il lavoro dei colleghi da cui si può sempre imparare. Magari anche confrontandosi“.
Quali momenti ricordi con più piacere nella tua carriera?
“Ricordi? Tanti. Soprattutto le emozioni provate nel vedere da vicino grandi campioni, grandi allenatori. Ho inoltre avuto la fortuna di poter seguire le Nazionali, maschile e femminile, sono davvero bei ricordi“.
Ci sono sportivi (non solo dell’universo cestistico) che vorresti o avresti voluto immortalare?
“Avrei voluto immortalare senza dubbio Maradona. Idolo di gioventù“.
Il tuo sogno nel cassetto?
“Partecipare ad un grande evento internazionale, magari le Olimpiadi“.
Anche tu fai parte del progetto Ostia Warriors. Cosa ne pensi di questa realtà e di quello che fa nel mondo dello sport e, nello specifico, del basket?
“Lo scopo di solidarietà, aiutare chi è meno fortunato di noi, attraverso il nostro sport preferito, è il TOP! Quello che mi piace di più del progetto Ostia Warriors è che non rappresenta una realtà particolare della pallacanestro locale, bensì testimonia la realtà del basket del litorale romano, dando evidenza alle eccellenze e alla passione di questa zona per la pallacanestro“.
Quale valore aggiunto pensi di portare al progetto?
“Sicuramente aiutare a diffondere e dare visibilità al progetto Ostia Warriors attraverso le immagini“.
Si ringrazia per la disponibilità Gennaro Masi e, come sempre, Rossella De Maria, Team Manager & Founder degli Ostia Warriors.