Umberto Gandini, Presidente della Lega Basket di Serie A, è intervenuto in diretta nella giornata di ieri nella trasmissione Stadio Aperto, in onda sulle frequenze web di TMW Radio. Gandini ha toccato svariati temi nel corso della discussione e noi riportiamo quelli inerenti al momento del basket italiano a causa della pandemia da COVID-19.
“Non ho purtroppo ancora avuto tempo di capire cos’è il basket italiano, essendo arrivato il 9 marzo a campionato appena sospeso; poi c’è stato il lockdown e l’emergenza, una delle fasi più difficili del millennio” – esordisce – “L’obiettivo principale è stato mettere in sicurezza le squadre e i dipendenti. Osservando la Serie A ed il calcio, non credo che il basket potesse permettersi di aspettare così a lungo. Fermarsi è stata una scelta illuminata e necessaria, così da permettere alle società di mettere un po’ in sicurezza i conti e programmare la prossima stagione, cosa che ci interessava di più“.
Sulla direzione che dovrebbe prendere il movimento, il pensiero di Gandini è lungo ed articolato: “Abbiamo un’idea e ne abbiamo parlato con la Fip e le società. La Serie A di basket è l’elemento trainante del sistema ed ha la responsabilità di portare il miglior gioco possibile. Poi ci sono realtà che hanno o dovrebbero avere altre mission, come quello di far crescere i giovani italiani. Abbiamo appena cominciato un percorso, e poi c’è l’emergenza che ci impedisce di pianificare più di tanto“.
“Siamo un sistema che vive di sponsorizzazioni, da lì arriva l’80% dei ricavi, e abbiamo chiesto una norma per favorire chi ha investito ed investirà nel basket, ma ancora non è stata approvata” – spiega Gandini – “Lavoriamo alacremente per questo, perché il futuro dello sport italiano, a differenza della Serie A di calcio, è tutta un’attività ancora legata al mecenatismo. Dovevano esserci interventi del Governo, ma ancora non abbiamo avuto alcun aiuto. Ci siamo uniti ad altre realtà, come la Lega Volley maschile e femminile, la Serie C di calcio, per un discorso di sistema, e qui coinvolgo anche il CONI e tutti gli altri sport che rappresenta e che ne avrebbero bisogno. Speriamo di riuscirci“.
Sulle proposte di introdurre un meccanismo come le franchigie: “Abbiamo due grandi sistemi, vale a dire l’NBA, unica lega chiusa al mondo che dà grande spettacolo e porta grande agonismo solo ai playoff, un sistema chiuso e auto-referenziato; poi c’è l’Europa, con tutte le promozioni e retrocessioni. Forse alla lunga l’Eurolega potrà sostituire i campionati nazionali. ma questo lo si dice da quando è nata e non mi sembra nelle sue migliori condizioni. Il campionato italiano da campionato di destinazione è diventato di passaggio. Vorremmo che tornasse alle origini“.
“Il mondo che avremo a settembre mi auguro sia diverso da oggi” – continua Gandini, parlando della situazione che potremo avere nei palazzetti – “Stiamo piano piano ripartendo e confidiamo di mettere in pratica le normative da qui a settembre e di adeguarci alla situazione. Abbiamo deciso di nominare una commissione con vari esperti all’interno, e c’è un interscambio con la lega volley: confidiamo di poter avere gli spettatori nei palazzetti, guardiamo al futuro con ottimismo e consapevolezza. Vorremmo disegnare le regole insieme, non deve essere solo un tema di CTS e medicina dello sport. Se andiamo a riaprire cinema, teatri, un incremento dei mezzi pubblici, credo che troveremo anche gli accorgimenti per avere il pubblico nei palazzetti“.
Questa crisi rischia di spazzar via le realtà più deboli, anche in Serie A: “Ci sono situazioni diverse, che hanno l’unico comun denominatore nella mancanza di liquidità. Roma, Cremona, ma anche Pesaro, dove c’è già un consorzio che negli ultimi anni ha fatto molto, risanando la società ma ponendo anche limiti di budget. Sono situazioni preoccupanti, che danno la fotografia della difficoltà dello sport italiano a reperire risorse senza interventi statali che oggi non possiamo avere. Servono norme per il futuro“.
Gandini, infine, non ha mancato di dire la sua sulle polemiche tra Torino e Ravenna per la decisione di promuovere in Serie A i piemontesi: “Non è una querelle tra le due realtà. C’è stata una sollevazione di Ravenna su decisioni prese in autonomia dalla Lega Basket. Avevamo deciso da subito di arrivare a numero pari di squadre e, avendone 17, c’era un posto libero. Con una stagione conclusa senza verdetti abbiamo preso una scelta, basandoci su un ranking con criteri oggettivi e trasparenti su cui stabilire le posizioni“.
“Abbiamo indicato Torino, e oggi non ha ancora le carte in regola per salire, perché ha una proprietà condivisa con Sassari in Serie A e, viste le condizioni, credevo fosse giusto che li avvisassimo, cosa che invece ha provocato un senso di mancato rispetto a Ravenna” – conclude – “La norma sul riposizionamento è stata interpretata come possibilità di risalita, e invece riguarda solo le potenziali auto-retrocessioni, senza il rischio di mancate sanzioni“.