Ogni anno l’NBA alza l’asticella. E questo non vale soltanto per l’organizzazione, le iniziative e tutto ciò che è in mano a società e piani alti della lega. Infatti, ogni anno assistiamo al debutto di giocatori sempre più forti, che di volta in volta riescono a migliorarsi stabilendo nuovi record.
Oggi stiamo ammirando le gesta di Paolo Banchero che, in attesa di sapere se giocherà con la Nazionale italiana (decisione che arriverà soltanto in estate a campionato concluso), sta stupendo tutti gli addetti ai lavori con giocate e una capacità di realizzazione che appartiene soltanto ad una ristretta elité di campioni e il che lo sta portando ad essere uno dei principali favoriti alla vittoria del titolo di “Rookie of the Year”. In passato, invece, abbiamo avuto altri fuoriclasse come Wilt Chamberlain, Bill Russell, Kareem Abdul-Jabbar, Magic Johnson, Larry Bird e “the greatest” Michael Jordan. Senza tralasciare ovviamente i vari Embiid, Harden, Antetoukounpo e i plurititolati Stephen Curry e Lebron James.
Per alcuni di loro le loro prestazioni sono state determinanti a tal punto da portare la squadra con cui giocavano alla vittoria del titolo. Per altri, invece, non abbastanza, ma qui entrano in gioco anche altri fattori che non necessariamente dipendono da loro. Serve trovare i compagni giusti, il giusto ambiente e tanto altro ancora, compresa anche un po’ di fortuna, e soltanto a questo punto si riesce ad ottenere la soddisfazione massima che può regalare la stagione, talvolta andando anche contro i favori dei pronostici degli opinionisti sportivi che seguono le quote e le statistiche sportive delle scommesse sul basket.
Basti pensare a giocatori come Allen Iverson e Reggie Miller, veri e propri fuoriclasse che secondo molti, all’epoca, pensavano potessero vincere l’anno, salvo poi doversi ricredere quando si sono ritirati senza mai averlo vinto. E la lista di questi campioni senza titolo potrebbe proseguire ancora. Ma stavolta il focus è su quali sono i migliori marcatori all-time del più importante campionato cestistico al mondo. Di seguito, la top 10.
La top 10 dei migliori marcatori della storia dell’NBA
Decima posizione per Moses Malone, con 27.409 punti. In carriera ha cambiato tantissime squadre, e questo forse anche un po’ per le sue quasi innate doti di realizzatore. Esordì con la maglia degli allora Utah Stars, poi St. Louis, Buffalo, Houston, Philadelphia, Washington, Atlanta, Milwaukee, ancora Philadelphia e infine San Antonio Spurs. Una carriera lunga e fatta di parecchi traslochi, risultando, però, quasi sempre decisivo ogniqualvolta aveva la palla a spicchi tra le mani.
Nono posto per un campione dei nostri tempi, ma oggi free agent, Carmelo Anthony. Già dai primi anni in NBA dimostrò grandi doti realizzative e così diventò una bandiera dei Denver Nuggets prima e dei New York Knicks dopo. Anche per lui è ormai quasi del tutto sfumato il sogno di diventare campione, ma se non altro può dire di esser stato uno dei migliori marcatori della storia della lega con la bellezza di 28.289 punti.
In ottava troviamo Shaquille O’Neal, uno che sotto canestro proprio non le mandava a dire e personaggio quasi diventato iconico per la sua furia agonistica abbinata ad una buona dose di ilarità, come quando improvvisava balletti memorabili per festeggiare. Il suo impatto sul gioco ha trasformato il basket di quegli anni. Un dominio nell’area piccola che specialmente nella sua prima parte di carriera è stata incontrastata. Per lui alla fine sono arrivati quattro titoli, tre con i Lakers di Kobe Bryant e uno a Miami con gli Heat. Si è ritirato con ben 28.596 messi a referto.
Settima posizione per un’altra icona del basket d’Oltreoceano, Wilt Chamberlain. Leggendaria la sua rivalità con Bill Russell, anche per il modo di interpretare la pallacanestro. Vero punto di riferimento per tutte le squadre per cui ha giocato, Wilt, che peraltro detiene ancora il record per la partita NBA con il maggior numero di punti messi a segno (100), ne ha siglati in totale 31.419.
Altro salto temporale e arriviamo a Dirk Nowitzki, sesto con 31.560 punti, gli stessi che peraltro gli valgono il titolo di miglior marcatore europeo di sempre. Una leggenda dalle parti di Dallas che ha legato la sua carriera alla sola maglia dei Mavericks, divenendone forse il giocatore più rappresentativo della franchigia.
Davanti al tedesco troviamo poi quello che è da molti considerato il GOAT (Greatest of all time), Michael Jordan. A lui il merito di aver portato la pallacanestro ad un altro livello, sia in termini di gioco che di show ed economici. Il suo contratto con Nike lo ha reso un fenomeno globale e tuttora ne sta ricevendo i “frutti” a suon di milioni di dollari con il marchio Air Jordan. Per Mike quinto posto con 32.292 punti.
Quarta posizione per un’altra leggenda del basket, il compianto Kobe Bryant. Riassumere cosa abbia rappresentato per molti giovani e colleghi della sua generazione è difficile, ma a parlare per lui resta quello che ha fatto sul parquet per vent’anni. Un’icona dei Los Angeles Lakers e di tutta la NBA che ha abbandonato la carriera dopo aver messo a referto 33.643 punti.
Terzo posto per uno dei principali rivali di MJ, Karl Malone. La frase “Stockton to Malone”, in quegli anni, era diventata quasi una “locuzione” da inserire nel vocabolario, ripetuta per svariate volte ogni volta che giocavano i Jazz. E quindi, anche un po’ per gli innumerevoli assist che gli forniva il play di Spokane, ma senza nulla togliere al suo smisurato talento, è riuscito ad imporsi come uno dei migliori realizzatori dell’NBA con 36.928 punti segnati.
In seconda posizione troviamo poi Kareem Abdul-Jabbar, che con il suo gancio-cielo ha dominato incontrastato per anni con evidenti risultati nel referto. Con lui in campo i Lakers partivano già con almeno 20-30 punti di vantaggio, oltre al suo grande apporto in termini di rimbalzi e stoppate. Una vera e propria leggenda dell’NBA che peraltro ha mantenuto il primato di miglior marcatore della lega per parecchi anni (38.387 punti).
Poi, però, è arrivato The Chosen One (il “Prescelto”) LeBron James. Che fosse un talento lo si era già capito da quando vestiva la maglia della squadra del liceo, tanto che Sports Illustrated gli dedicò la copertina a soli 18 anni, diventando il più giovane atleta a comparire sulla primissima pagina della rivista, la più importante a livello sportivo (poi superato da Emoni Bates). A distanza di anni, si può dire che mai previsione fu più azzeccata: Lebron è il miglior realizzatore della storia dell’NBA. Decisivi i 38 punti nella partita dello scorso 18 febbraio con Oklahoma che gli hanno permesso di scavalcare Kareem. E intanto il contatore va avanti…