Henry Sims, centro ormai di lunga data del nostro campionato, si è raccontato in una bella e lunga intervista ad Ubaldo Saini della “Tribuna di Treviso”. Tutto è iniziato a Baltimora, negli Stati Uniti, in una città in cui non è semplice crescere: “Mio padre è stato ucciso nel 1989 quando mia madre era incinta di me. Non l’ho mai conosciuto. Purtroppo questa è una triste normalità in America e soprattutto a Baltimora, dove il tasso di criminalità è molto più alto che in altre zone del paese, come ad esempio New York o Detroit. E così sono inizialmente cresciuto con mia madre e mia sorella maggiore, poi quando mia madre si è risposata ha avuto un’altra figlia. Crescere senza un padre è stato molto difficile, ma devo dire che mia madre non ci ha fatto mancare niente”.
Poi una lunga ascesa al prestigioso college di Georgetown e soprattutto tanta NBA. Nel massimo campionato americano, Henry Sims è rimasto stupefatto soprattutto da Kobe Bryant, sul quale racconta anche un aneddoto: “Kobe era in uno stato di grazia impressionante, veniva da una serie di partite dove aveva segnato quaranta o più punti con una facilità disarmante. Nella partita contro di noi di New Orleans, coach Williams ad un certo punto decide di mettere una giovane matricola in marcatura su di lui, un ragazzo che aveva un contratto breve. Kobe la prese come sul personale, andò verso la panchina e guardò il coach dicendogli: ‘Davvero vuoi mettere questo ragazzino a marcarmi?’ Prima azione, palla a Kobe, iniziò ad ubriacare il mio compagno di finte, poi si buttò dentro, segnò e subì anche fallo, quindi, si girò verso Williams fulminandolo con lo sguardo come per dire: ‘Te l’avevo detto!’. Un fuoriclasse”.
Infine, una dichiarazione d’amore all’Italia: “Adoro il vostro Paese. Come giocatore, iniziare un’esperienza fuori dagli Stati Uniti è stato abbastanza semplice, ho adattato il mio stile di gioco al nuovo contesto. Ma trovare un paese come l’Italia beh… Qui c’è una cultura, un modo di vivere che non si trovano in nessun’altra parte del mondo. E le persone, quelle fanno la differenza. Qui sono tutti educati, piacevoli, amichevoli, ti aiutano per qualsiasi cosa, dalle difficoltà con la lingua al trovare dei punti di riferimento. E poi il cibo, ragazzi! Sono un gran fan degli gnocchi e di quella crema al mascarpone che preparate qui, come si chiama… il tiramisù!”.