Sarà probabilmente l’ultima prova, quella senza appello. Domani sera, nell’anticipo della ventottesima giornata contro Cantù, la OriOra si gioca tutto: “Quella di domani -afferma con decisione Paolo Moretti nella conferenza stampa pre-partita- è la nostra ultima chiamata. Anche se virtualmente poi dovremo aspettare i risultati di domenica, non sono abituato a buttare la palla in tribuna: mi sembra evidente che per la situazione in cui siamo, per la classifica e per i numeri, domani è la nostra ultima chance ed è giusto che questa sia la prima cosa da sottolineare, magari con un bel tratto di penna rossa”.
L’aspetto emotivo, probabilmente, andrà anche oltre quello tecnico: “Dobbiamo giocare la nostra miglior partita possibile -prosegue il coach- cercando di andare in campo con la consapevolezza e il senso del dramma che ti dà il sapere che questa è la nostra ultima chance.Tutti quanti noi dobbiamo avere questo pensiero in testa: ogni giocatore, ogni membro dello staff, si porterà dentro la borsa, con il suo vissuto, la sua esperienza, il suo stato d’animo, oltre alle scarpe, qualcosa in più che deve essere la spinta necessaria per giocare questo tipo di partita al massimo”.
Inevitabile, poi, un ritorno sulle dichiarazioni che lo stesso Moretti ha rilasciato nei giorni scorsi sulla stampa nazionale: “Non è mia intenzione, alla vigilia di una partita che ho volutamente definito “l’ultima chiamata”, fare processi, fare nomi, o indicare il diavolo e l’acqua santa. Non è produttivo per cercare di portare i giocatori nelle migliori condizioni possibili per giocare questo tipo di partita. Le mie dichiarazioni alla Gazzetta -puntualizza con decisione Moretti- hanno avuto un unico scopo e mi dispiace che qualche membro della stampa, anche conosciuto, come Emiliano Carchia di Sportando, che saluto, abbia colto nelle mie parole un segno di resa. Non è così, anzi: il senso di quelle dichiarazioni voleva essere quello di mettere la squadra, tutta quanta, di fronte al fatto, alla responsabilità, che questa è la nostra ultima settimana, la nostra ultima possibilità. Io -continua il tecnico- in diciassette anni da allenatore non sono mai retrocesso, questa società non è mai retrocessa, questi tifosi non sono mai retrocessi, questa stampa non è mai retrocessa, almeno in questo secondo corso, e questo deve essere chiaro e forte nella nostra mente e nel nostro cuore. Poi io non so se i giocatori leggono o meno i giornali, guardano o no la classifica, ma il senso delle mie parole era questo: finché io incontrerò per strada gente che mi dice “ci crediamo ancora”, allora anche noi abbiamo il dovere di continuare a farlo e di andare in campo consapevoli del senso del dramma che stiamo vivendo”!
Moretti non si sofferma troppo sulla settimana di lavoro: “E’ stata una settimana in cui si sono alternati allenamenti buoni ad altri meno buoni. Ci sono state reazioni positive ed altre che comunque sono da ricondurre alla sfera intima e privata di ciascuno dei ragazzi. Adesso non sono cose che contano: è importante solo come andiamo in campo domani. Sul piano prettamente fisico, purtroppo, abbiamo dovuto fare i conti con il problema al piede di Auda: si tratta di una cosa abbastanza seria -ammette il coach- quindi abbiamo gestito il giocatore e sarà così anche per domani, ma il ragazzo è estremamente positivo ed è un generoso e quindi sarà della partita anche se non al massimo della condizione”.
Sul piano tattico, poi, il tecnico dimostra di avere le idee molto chiare: “I numeri parlano da soli. Si affrontano una squadra che ha vinto una delle ultime dodici partite e una che ne ha vinte nove: le cifre sono crude ma riflettono il momento, quindi dal punto di vista dei valori è meglio non andare più a fondo. E’ chiaro che però domani ci sarà anche altro: entrambe le squadre lottano per obiettivi importanti, loro alla ricerca di un posto playoff, noi davanti alla partita della vita. Per questo voglio pensare che, almeno sul piano delle motivazioni, le cose si pareggino. Tatticamente hanno idee molto chiare: giocano a grande velocità e a metà campo appoggiano la palla a Jefferson che è la loro “boa”, se si parlasse di pallanuoto. E’ un giocatore che non è un semplice finalizzatore, ma ha le mani buone e sa mettere i compagni in condizioni eccellenti”.
La chiusura, però, Moretti la riserva nuovamente alla sua squadra: “Dovremo giocare una partita importante, ma voglio sottolineare, ancora una volta, che prima di tutto dobbiamo battere noi stessi. Per essere competitivi per 40 minuti, dobbiamo combattere i nostri limiti, controllare i nostri istinti: manca poco, perché nelle ultime due gare, nonostante le due sconfitte rimediate, abbiamo dato segnali importanti… A un certo punto, però, si spegne la luce e perdiamo il contatto con la partita. Per questo -conclude Moretti- dico che prima di pensare a Cantù dovremo concentrarci su di noi: siamo una squadra che ha nell’istinto una grande qualità, ma a volte l’istinto, per quanto è difficilmente arginabile, può essere anche il peggior avversario da battere”.
Fonte: Ufficio Stampa Pistoia Basket