Manca sempre meno all’appuntamento più atteso dagli appassionati di basket del Vecchio Continente. Venerdì 28 maggio (meno di due settimane quindi), la Lanxess Arena di Colonia sarà teatro dell’edizione 2021 delle Final Four di EuroLeague, dopo l’annullamento dell’edizione dello scorso anno, a causa della pandemia da COVID-19 che, purtroppo, tutto il mondo sta ancora vivendo. Il programma comincerà con la prima semifinale tra Barcellona ed Olimpia Milano; a seguire, CSKA Mosca contro Anadolu Efes Istanbul. Domenica 30, quindi, la finale per il 3°/4° posto e, alle 20:30, la finalissima.

Andiamo a conoscere, una per una, le partecipanti alla kermesse europea. Partiamo dal Barça di coach Sarunas Jasikevicius. I catalani hanno chiuso la regular season al 1° posto, con un record di 24 vittorie e 10 sconfitte, ma ai Playoff hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per superare i russi dello Zenith San Pietroburgo. Dopo aver perso Gara 1 in casa, il Barcellona ha poi vinto (soffrendo) le due successive partite, salvo cadere di nuovo in Gara 4. Nella decisiva Gara 5, quindi, i blaugrana chiudono il discorso con un netto 79-53.

Una squadra guidata dai vari Nikola Mirotic (15.5 punti e 5.8 rimbalzi), Cory Higgins (12.9 punti) e Brandon Davies(12.1 punti e 4.3 rimbalzi), senza dimenticare l’apporto di Nick Calathes in punti (7.8) e assist (6.6), oltre a Kyle Kuric (8.5 punti). Nel Playoff contro lo Zenith, invece, sugli scudi Davies (14.8 punti e 6.8 rimbalzi) e Higgins (14.8 punti), supportati Kuric (10.6 punti), Calathes (9.8 punti e 4.4 assist) e Mirotic (8.6 punti). Si tratta dell’undicesima apparizione del Barça in una Final Four, la prima dal 2013/14, collezionando due trionfi (2002/03 e 2009/10), quattro 2° posti e tre 3° posti, senza considerare anche la finale persa nel 1983/84 contro la Virtus Roma a Ginevra.

Abbiamo poi il CSKA Mosca, con lo stesso record della squadra spagnola a fine regular season (24-10) ma con una differenza canestri peggiore (+155 a +237), giunti alla fase finale dopo aver battuto il Fenerbahçe con un netto 3-0 che non ha ammesso repliche. Presi per mano da Mike James nella prima fase (19.3 punti e 5.7 assist), i russi di coach Dimitris Itoudis hanno poi dovuto fare a meno del 30enne nativo di Portland, spostatosi in NBA per giocare con i Brooklyn Nets. Nel Playoff con i turchi, il testimone è stato preso da Will Clyburn (21.0 punti e 5.3 rimbalzi, globalmente 14.1 punti e 3.8 rimbalzi), che ha potuto contare sul supporto del nostro Daniel Hackett, sempre più punto fermo ed imprescindibile dei moscoviti (9.2 punti, 2.7 rimbalzi e 2.3 assist in generale, 12.3 punti, 4.7 assist e 2.7 rimbalzi al Playoff), del danese Iffe Lundberg (12.7 punti, 3.7 rimbalzi e 3.3 assist ai Playoff, di cui 22 in Gara 3 con il Fener) e del georgiano Tornike Shengelia (7.7 punti, 4.3 rimbalzi e 3.3 assist contro il Fenerbahçe, 11.1 punti e 4.8 rimbalzi di media in tutta la stagione).

I russi sono habitué a questo punto dell’EuroLeague, sempre presenti dal 2011/12 e con l’incredibile bottino di 16 apparizioni nelle ultime 17 edizioni (18 in totale da quando non esiste più l’Unione Sovietica). Nonostante ciò, il club di Mosca non ha vinto poi così tanto, sollevando la Coppa solo in quattro occasioni (2005/06, 2007/08, 2015/16 e 2018/19); per il resto, tre secondi posti e ben sei 3° posti. In precedenza, sotto la bandiera dell’URSS, il CSKA ha ottenuto altri quattro successi (1960/61, 1962/63, 1968/69 e 1970/71) e tre 2° posti.

Come riportano i siti scommesse bonus, ci si aspetta molto equilibrio in queste Final Four.

A sfidare il CSKA in semifinale avremo l’Anadolu Efes Istanbul di coach Ergin Ataman, che ha concluso la propria Regular Season al 3° posto (22-12). I turchi, che avevano dominato la scorsa edizione fino all’interruzione causa COVID-19, si presentano all’appuntamento decisivo con tutta la voglia di riprendersi in un certo qual modo quello che la pandemia potenzialmente gli ha tolto lo scorso anno, oltre che reduci dal duro Playoff contro il mai domo Real Madrid, battuto 3-2. Una squadra che, come mostrato dalla sfida con i Blancos, si poggia sul trio composto da Shane Larkin (14.6 punti e 4.8 assist, 15.0 punti e 4.2 assist in totale), Vasilije Micic (17.2 punti e 4.0 assist contro il Real, 16.3 punti e 4.8 assist in totale) e Rodrigue Beaubois (15.2 nel Playoff, in un’annata da 10.6 di media).

Ma non è finita qui, poiché Ataman può contare sull’apporto di altri elementi importanti a roster, come Krunoslav Simon (8.6 nel Playoff, 10.5 punti, 3.3 assist e 3.0 rimbalzi come medie globali), Chris Singleton (7.8 punti e 4.4 rimbalzi con gli spagnoli nel Playoff) e Bryant Dunston (7.4 punti e 4.6 rimbalzi nel Playoff, 8.2 punti e 4.1 rimbalzi in generale). Insomma, una squadra completa, ricca di bocche da fuoco e forte sulle plance, che darà fastidio a tutti. Nella sua storia, l’Anadolu Efes è alla sua quarta partecipazione alle Final Four, avendo raccolto finora come miglior risultato un 2° posto due anni fa (ko 91-83 con il CSKA), oltre a due 3° posti (1999/2000 e 2000/2001).

E arriviamo alla nota più lieta per noi italiani, ovvero il ritorno alle Final Four dell’Olimpia Milano, interrompendo un’assenza che durava da 29 anni. I ragazzi di coach Ettore Messina, hanno vissuto una regular season da 21 vinte e 13 perse, con i vari Kevin Punter (14.4 punti), Shavon Shields (13.9 punti e 3.9 rimbalzi), Malcolm Delaney (11.6 punti e 3.5 assist) e Zach LeDay (10.1 punti e 4.6 rimbalzi) sugli scudi, senza dimenticare Sergio Rodriguez (9.6 punti e 4.5 assist), Kyle Hines (7.9 punti e 4.4 rimbalzi) e Gigi Datome (7.3 punti e 2.8 rimbalzi). Ai Playoff, la battaglia all’ultimo respiro con il coriaceo Bayern di coach Andrea Trinchieri; un duello risolto in una Gara 5 vietata ai deboli di cuore (come il resto della serie d’altronde) dai 34 punti di Shields. Playoff dove il top-scorer è stato proprio il quasi 27enne naturalizzato danese (16.4 punti, con anche 4.0 rimbalzi), spalleggiato da Delaney (16.2), Punter (11.2), El Chacho Rodriguez (9.6 punti e 3.0 assist) e LeDay (9.0 punti e 5.2 rimbalzi).

Dicevamo, l’Olimpia corona una rincorsa alle Final Four che durava da quasi un trentennio, vale a dire dall’edizione 1991/92, disputata alla Abdi İpekçi Arena di Istanbul. L’allora Philips Milano venne battuta in semifinale dal Partizan Belgrado (75-82), che poi vinse la competizione contro gli spagnoli del Badalona (71-70); i meneghini, quindi, s’imposero nella finale di consolazione contro l’altra compagine spagnola dell’Estudiantes Madrid (99-81). Quattro anni prima, invece, a Gand (Belgio), la Tracer Milano, dopo aver battuto in semifinale i greci dell’Aris Salonicco (82-87), alzarono al cielo il trofeo contro il Maccabi Tel Aviv, sconfitto 90-84. Fu il bis del successo continentale dell’anno precedente, battendo nell’atto conclusivo di Losanna ancora gli israeliani (71-69). Andando ancora più a ritroso nel tempo, Milano (allora Simmenthal) fu la prima italiana ad imporsi nel massimo torneo continentale, battendo nella finale dell’edizione 1965/66 i cecoslovacchi dello Slavia Praga (77-72). Altre due volte, quindi, la compagine del capoluogo lombardo giunse all’atto conclusivo, venendo sconfitta: nel 1966/67 con il Real Madrid (83-91) e nel 1982/83 contro Cantù (68-69).