Sono passati 26 giorni dal match, valevole per Gara2 del Round of 16 di Basketball Champions League, tra San Pablo Burgos e Dinamo Sassari, finito 95-80 per gli spagnoli che, con questo risultato, inflissero il punto del 2-0 ai ragazzi di coach Pozzecco, estromettendoli dalla competizione.
Una partita che fa ancora discutere. Sassari, infatti, minacciò di non scendere in campo quella sera del 10 marzo al Coliseum Burgos, stante l’intenzione delle autorità locali di far giocare la partita a porte aperte, nonostante l’esplosione dell’epidemia da COVID-19 anche da quelle parti. Alla fine la Basketball Champions League acconsentì alla richiesta dei sardi di giocare a porte chiuse.
Una decisione che, nel post partita, scatenò il coach del San Pablo Burgos, Joan Penarroya, il quale attaccò duramente gli avversari con frasi del tipo ‘… Sono contento di averli eliminati… Si sono comportati in maniera indegna, mettendo su un teatrino che non ha ragione di esistere… Minacciano parlando della salute dei loro giocatori quando il focolaio europeo del Coronavirus è nel loro paese…“.
A tornare sull’argomento è stato il presidente della Dinamo, Stefano Sardara, raggiunto da BasketUniverso: “Quando siamo partiti per la Spagna sinceramente immaginavamo un viaggio un po’ più sereno. Pensavamo che ci stavamo recando in una zona più tranquilla dal punto di vista dell’epidemia, credendo di essere al sicuro. Inoltre, dato che la Spagna aveva potuto far tesoro della nostra esperienza, eravamo convinti che fossero più attrezzati nel fronteggiare il Coronavirus“.
“Invece, non appena arrivati a Burgos abbiamo scoperto che si trattava dell’epicentro del contagio in Spagna” – continua Sardara – “Nonostante ciò, la sera stessa fecero un’enorme festa di paese, con tantissime di quelle persone che poi, il giorno dopo, sarebbero venute a vederci al palazzetto. Di fronte a questo stato delle cose, presi la decisione di segnalare a loro e alla Champions League che non avrei voluto giocare a porte aperte, con 10mila persone attese. Sarebbe stato un suicidio“.
“Mi è dispiaciuto che le autorità non ne fossero a conoscenza, così come i tifosi. Potevano anche non sapere di cosa stavamo parlando, non li giustifico ma non li voglio condannare” – conclude il patron della Dinamo – “Quello che proprio non ho sopportato sono state le dichiarazioni del loro coach. Aspetto ancora, e le esigo, le sue scuse ufficiali nei confronti di tutta l’Italia. Dovrebbero farci cittadini onorari a Burgos. Se avessero permesso la disputa del match a porte aperte, probabilmente oggi i loro dati sarebbero di molto superiori“.