Nella serata di ieri, nelle Tenute Sella & Mosca di Alghero (Sassari), si è tenuto il tradizionale meeting di fine stagione dedicato agli sponsor e ai partner della Dinamo, grande protagonista dell’annata 2018/19, conclusa con la prima vittoria in campo internazionale, nella FIBA Europe Cup, e con il (platonico) titolo di vice-campioni d’Italia.
Il presidente dei sardi, Stefano Sardara, ha voluto sottolineare la credibilità internazionale acquisita dalla società, che si evince dal contratto 3+2 firmato con la Basketball Champions League: “Il progetto Dinamo ha convinto la Basketball Champions League, abbiamo un contratto con la competizione di tre anni più due ulteriori, credono in noi e nel nostro futuro. Solo Bamberg e Hapoel Gerusalemme hanno avuto lo stesso trattamento“.
“I numeri di quest’anno sono importanti, raccontano ciò per cui lavoriamo ogni giorno. La frase di coach Pozzecco è emblematica, la nostra filosofia chiaramente è vincere ma se tu punti tutto sul solo risultato sportivo non ha tanto senso” – aggiunge Sardara – “Per la prima volta abbiamo vinto un trofeo continentale; l’internazionalizzazione del brand è per noi importante e in questo la vittoria della Fiba Europe Cup è stata fondamentale“.
“La svolta della stagione l’abbiamo però avuta in un periodo di crisi, arrivati alle Final Eight di Firenze con un nuovo coach abbiamo costruito i successi dei quattro mesi successivi. Solitamente si tende, sbagliando, a sottovalutare i singoli momenti dell’annata, in un momento di difficoltà come quello di febbraio scorso siamo rimasti uniti dopo il cambio di panchina e abbiamo deciso di cambiare rotta“, ha concluso.
Non poteva mancare il condottiero della squadra, coach Gianmarco Pozzecco: “Sapete benissimo qual è la mia visione del mondo dello sport italiano. C’è una cultura sportiva che io non adoro, siam tutti focalizzati e condizionati dal risultato, talmente accecati dal voler vincere che ci dimentichiamo che esiste tutto il resto che vi è stato raccontato durante questo incontro. Voglio raccontarvi questo, ho sempre avuto un sogno: rispetto al giocatore che ho avuto la fortuna di diventare sono maturato tardi. Fino ai vent’anni sono stato un dilettante, ma solo dal punto di vista ludico, non sono mai stato condizionato dalla visione professionistica. Sono legato al sentimento che lo sport regala, fino ai vent’anni l’ho fatto gratuitamente, per il gusto del divertimento“.
“Giocare sempre nello stesso modo, senza cambiare mentalità, è stata la mia grande fortuna; da giocatore ti è concesso farlo perché tu sei l’unico responsabile di te stesso. Ecco, io ho sempre sognato un contesto dove tutti fossero uguali a me, dove ci fosse un sentimento continuo, reale e condiviso; ma nel mondo del professionismo è difficile trovarne uno che accetti tutto questo” – prosegue il Poz – “Oggi vengo riconosciuto per il mio atteggiamento, non sento di dover avere tutta questa gratitudine, l’unico merito che posso aver avuto è di aver dato il la a tutto questo. Se siamo riusciti a vivere una favola è perché anche voi siete così, ed è per questo che vi ringrazio“.
Dichiarazioni a cura di Ufficio Stampa Dinamo Banco di Sardegna.