Roma espugna Capo d’Orlando grazie ad una sontuosa prova di squadra, fatta di maturità e di perfetta gestione dei momenti decisivi della gara che le hanno permesso di chiudere la sfida sul 89-95 finale. Anche coach Sodini si era – preventivamente – accodato alle altre, similari, dichiarazioni dei suoi colleghi in merito al roster e alla forza di questa Roma d’annata, vista anche ieri nella settima di andata dove, affacciati sulla costa messinese, ha rivelato i suoi contorni più puri, quelli fatti di solidità e freddezza.
Quasi ad immaginare che un’altra sconfitta interna al Palafantozzi ci potesse stare complice la calata dei romani, il coach stigmatizzava gli eventi, emersi in tutta la crudeltà sotto forma di freddezza ai liberi, vedi Moore nei minuti finali, e solidità mentale.
Quella solidità che ti dà la squadra capitolina – seppur forzatamente ridotta nelle rotazioni – capace di portare tre uomini ad un soffio dal ventello. Parole o indizi concreti? beh..se a metà gara i romani di coach Bucchi erano solo a +2 e quindi in sostanziale parità, nei due quarti che contano emergeva tutta quella solidità di nervi già vista nelle fasi finali della trasferta di Latina, che poi è come dire che gli uomini di coach Bucchi sono più solidi nelle difficoltà e ancor di più nei minuti finali. Un altro indizio di solidità è stato sicuramente prendersi la briga di far giocare e divertire Parks ma soprattutto Brandon Triche senza mostrare la paura di poterci restare sotto: non bastano al fuggitivo americano l’aver servito un 28 punti, 12 assist e 7 rimbalzi per un en plein fenomenale.
E alla fine cosa resta di cotanta qualità romana?
Triple, liberi e rimbalzi più degli altri?
No, la testa!
Piu degli avversari.
Si, ma i 22 assist di squadra per Roma?
Solo un altro piccolo-grande indizio di questa annata.
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