In attesa di intraprendere la prima stagione dall’inizio come head coach della Virtus Bologna, coach Djordjevic si è concesso alla Gazzetta dello Sport, rilasciando dichiarazioni molto interessanti, in particolare per quel che riguarda le Nazionali, dato che sarà protagonista ai Mondiali di Cina come coach della Serbia.

Le finestre FIBA hanno creato un ranking artificioso. Per me in Nazionale devono andare sempre i migliori giocatori. Lo considero un obbligo che abbiamo verso il sistema, inteso come sponsor, istituzioni e tifosi” – ha esordito Djordjevic – “Per il Mondiale convocherò tanti giocatori, compresi quelli della Nba. Le Nazionali sono importanti, sono la vetrina del movimento“.

Noi serbi sentiamo ancora il fuoco dentro per il nostro Paese. Quello che ho provato vedendo la Jugoslavia vincere il Mondiale di Manila nel 1978 mi ha spinto a diventare un giocatore prima ed un campione poi” – aggiunge – “Parlo di impatto emotivo, quello di un ragazzino di 11 anni che sognava di fare qualcosa di importante per la propria Nazionale; non per soldi, fama o ricchezza, ma per pura ambizione sportiva“.

Sulla Virtus, l’obiettivo, come dichiarato più volte, è di riportarla a livelli adeguati alla sua storia: “Al momento, la Virtus può essere definita come una Ferrari storica di seconda mano; io voglio trasformarla in una Ferrari nuova fiammante” – sottolinea il coach serbo – “Tutti vogliono e vedono la Virtus come il grande club del passato; dopo tanto tempo, però, credo ci voglia umiltà, capendo come possiamo migliorare. Tutti vorrebbero vedere una finale scudetto Virtus-Olimpia Milano. Io vivo e lavoro perché possa succedere nella prossima partita, che per me è sempre la più importante“.