Luca Baraldi, CEO della Virtus Segafredo Bologna, ha parlato a tutto tondo del proprio club in una intervista rilasciata a diversi quotidiani. Partendo dai cambiamenti societari più recenti: “La nomina di Massimo Zanetti a presidente è forse il passo più importante da quando ha deciso di investire nella Virtus”, ha detto a Luca Aquino sul “Corriere di Bologna”, “È stata una scelta anche etica perché vogliamo diventare un modello di gestione societaria, non utilizziamo scorciatoie, siamo trasparenti. Abbiamo recentemente ultimato l’aumento di capitale da due milioni di euro: Segafredo Zanetti è passata al 99,49% delle quote, la Fondazione Virtus ora ha lo 0,50%, mentre il restante 0,01% sono due azioni possedute da Claudio e Fabio Sabatini. Il mondo cooperativo è uscito non esercitando il diritto di opzione”.

Poi si passa alla situazione della Virtus Segafredo Arena, come riportato da Walter Fuochi su “La Repubblica – Bologna”: “C’è un accordo triennale con la Fiera, per avere una casa attrattiva, con una grande piazza per operatori commerciali e playground per farci giocare i bambini. Un posto dove star bene. E fare solo basket. Come poi anche nell’arena stabile che faremo dopo sui terreni della Fiera. Abbiamo sopportato i palazzi vuoti del Covid, vogliamo tornare a riempirli e chiediamo che i vertici del basket dialoghino con le tifoserie. Qui lo facciamo, ci seguano anche gli altri”.

Una considerazione anche sulla tanta agognata Eurolega: “La Virtus aveva una garanzia d’esserci nel 2023­24. Parola di Bertomeu. Purtroppo non c’è più lui, al vertice, anche se il bravo manager che ho conosciuto io lo reputo per il basket una risorsa da non disperdere. Ci rimettiamo in fila, verso l’unico accesso che è il campo, sapendo che di lì passerà la squadra più fortunata, non la più brava. La diatriba tra Eurolega e Fiba sfianca il basket. Sarebbe importante unissero gli sforzi, avere una competizione unica. Più che colpevoli cercherei chi è in grado di ricomporre la frattura. Andare in Eurolega oggi sul piano economico è un dramma. Fosse per me azzererei i vertici, ricomincerei con altri ma non conoscendoli non mi permetto di fare questi ragionamenti”.

Poi un parere sulla condizione attuale della squadra, riprendendo quanto riportato da Massimo Selleri su “Il Resto del Carlino – Bologna”: “Per gli investimenti che abbiamo fatto dobbiamo puntare a vincere tutte le competizioni in cui giochiamo. La squadra ha avuto problemi tra infortuni e il fatto di essere un gruppo giovane non solo come età, ma anche per il fatto che al suo interno ci sono molti giocatori nuovi. La società ha investito tanto, trovando subito dei sostituti agli infortuni di Udoh e di Abass. Dovremo aspettare ancora un po’ di tempo per vedere il vero Mannion, ma il fatto che il nostro Amedeo Tessitori sia il capitano della nazionale ci dice che siamo sulla strada giusta”.

Un ulteriore spunto Baraldi lo dà a Luca Muleo sul “Corriere dello Sport – Bologna”, dicendo che “siamo giovani sia anagraficamente che sul piano della conoscenza reciproca, quello che ci manca lo troveremo col tempo. L’avversario più grande siamo noi stessi. Il club è molto attento su tutto, il contatto tra me, il dg Ronci e coach Scariolo è continuo e sono contento, perché è la strada per raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati”.

Sulla situazione del basket italiano questo il pensiero di Baraldi riportato dal ‘Corriere dello Sport’: “Ci sono più imprenditori di prima pronti a investire. Il basket ha una grande occasione davanti ma deve consentire di generare ricavi altrimenti è solo un fondo perduto. Ci sono troppi interessi di parte, finchè non si mettono a favore comune la Lega farà fatica a migliorare il sistema.

Investire sugli italiani è stata una scelta “politica”. Quando il Presidente federale Petrucci propone di cambiare le norme (cioè ridurre la quota di italiani fissi nei roster) potrei anche allinearmi ma dico valutiamo con attenzione. Intanto servirebbe un periodo di transizione di almeno tre anni perché le scelte impattano sui bilanci. Poche società potrebbero affrontare un mercato a quel punto senza limiti. Già ora quasi nessuno investe sui settori giovanili perché non ci sono incentivi, sul piano sociale non sarebbe una scelta positiva”.

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