Amedeo Tessitori ha raccontato alcuni frangenti della sua vita su “Virtus TV”, canale YouTube di proprietà della Segafredo. “Tex” ha analizzato in primis le varie difficoltà della passata stagione: “L’anno scorso è stato un anno particolare, molto intenso e molto difficile perché mi ero fissato come obiettivi la finale di Eurocup, arrivare ai playoff e il Preolimpico di Belgrado. Le varie vicissitudini mi hanno fatto saltare due di questi obiettivi ma la vittoria dello Scudetto da parte dei miei compagni di squadra mi diede un grande aiuto emotivo, anche sapendo che il successo era arrivato dopo tutte le difficoltà che il gruppo aveva dovuto attraversare durante la stagione. Grazie all’aiuto della società che mi diede una grossa mano a rientrare dall’infortunio al ginocchio il prima possibile per cercare di arrivare al Preolimpico, riuscii a guadagnare una settimana e mezzo per arrivare in condizioni abbastanza ottimali da Meo Sacchetti”.
Quella Nazionale, comunque sia, ha fatto dimenticare qualsiasi cosa: “Quando riuscii ad entrare nei dodici per Belgrado tutti i problemi e le difficoltà vennero cancellati in un secondo. La partita con la Serbia l’aspettavamo da una vita, a maggior ragione dopo aver atteso per più di un anno a causa del Covid. In quella squadra eravamo tutti focalizzati su uno stesso obiettivo e non ho mai visto un gruppo così sapendo del valore di quella partita. Andare alle Olimpiadi per me e la mia famiglia era qualcosa di allucinante e me lo porterò sempre nel cuore. L’emozione di entrare nel villaggio è stata inaspettata. C’erano grattacieli enormi e ognuno dei quali aveva due nazioni dentro. Dove ti giravi, vedevi campioni. Ricorderò con grande piacere le settimane passate a giocare a carte in camera a Tokyo con Alessandro Pajola e in appartamento con Tonut, Gallinari, Ricci e Mannion”.
Infine, un ricordo di gioventù e precisamente del momento in cui è scoppiato l’amore con questo sport: “Il mio inserimento nella pallacanestro fu molto calmo. Io giocavo a basket non per voler diventare un professionista ma per comodità dato che andavo dove giocava mio fratello. Il passaggio alla Virtus Siena a 13 anni fu a scatola chiusa dato che l’allora allenatore delle giovanili, Umberto Vezzosi, mi diede solo qualche giorno per decidere se venire o meno. Una sera ero a cena con i miei genitori, il coach mi chiama per sapere se accettassi o meno la proposta. Appena dico di sì, mia madre scoppia a piangere perché aveva capito che non mi avrebbe più rivisto a casa (ride, ndr) mentre mio padre mi dissi ‘eh, ora devi pensarci da solo’. A Siena è stato tutto stupendo, non mi è mai mancata casa, ho condiviso qualsiasi esperienza con Matteo Imbrò e quella Virtus mi ha fatto capire quanto sia bello questo sport e quanto amore puoi dare e ricevere dalla pallacanestro. Guardandomi indietro, sono nato cestisticamente nella Virtus Siena e ora sono nella Virtus Bologna, un posto in cui mi trovo benissimo, posso crescere e costruirmi ancora di più come giocatore. Alla Segafredo ho trovato una società seria e un’organizzazione davvero eccezionale”.
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