Virtus Roma – Il Capitano Giovanni Pini si è distinto per quello che ha fatto sul parquet ma soprattutto per le sue doti umane, apprezzate ed esternate da tutti.
All’ombra del Colosseo, alla corte di Piero Bucchi, c’è un ragazzo di 203cm che riesce a farsi apprezzare da tutti. Dopo essere diventato un compagno di squadra ideale ed essersi fatto amare per le qualità anche fuori dal parquet, Giovanni Pini è diventato anche l’idolo dei tifosi. Il centro numero 22 vuole ricambiare nelle prossime stagioni la fiducia che la società gli ha mostrato. In una chiacchierata gli abbiamo chiesto come ha vissuto l’esperienza con la Virtus Roma, quali sono le sue ambizioni con la maglia della Virtus e non solo.
Come è andato questo quest’anno a Roma, che bilancio ne fai di questa stagione? Beh, per essere una stagione particolare per Roma, direi che stavamo raggiungendo il nostro obiettivo. Stagione particolare perché dopo tanti anni la Virtus Roma è tornata in Serie A. C’era tanta curiosità. Dal punto di vista della squadra penso che la prima parte è stata molto positiva. Sull’onda dell’entusiasmo e della serietà di tutti siamo partiti alla grande: abbiamo lavorato bene in palestra e la squadra ha fatto buone prestazioni anche se le prime partite non sono andate benissimo. Il campionato però era molto bilanciato quindi era importante rimanere concentrati. Nella prima parte ci siamo riusciti, nella seconda tra incertezza e sfortuna, meno. Penso che con qualche risultato diverso, vedi Pistoia, Venezia e Brindisi, o con almeno una di queste vittoria parleremmo di una diversa stagione.
Se pensi a quelle partite, cosa è mancato? Quella con Pistoia era la gara più importante dell’anno, dovevamo essere cinici e invece non siamo riusciti a dare il colpo di grazia. Sicuramente è mancata l’esperienza ma non solo. Dyson, ad esempio, per noi era fondamentale ma non è mai stato al top, certo dovevamo essere bravi noi a sopperire a questo e spesso non ci siamo riusciti. Poi quando Dyson ha giocato le sue partite ha dimostrato la sua forza, in più attirava così tanto l’attenzione degli avversari che liberava tutti i compagni. Anche a Brindisi è mancata un po’ di esperienza. In tutta la stagione ci avrebbe aiutato ma in generale giocare la massima serie con giocatori come noi era la sfida della Virtus Roma.
Toti ha recentemente detto di te “grande professionista e ragazzo d’oro, è un altro che ci piacerebbe tenere ancora”. A te piacerebbe rimanere alla Virtus Roma? Ho messo in chiaro le cose con Roma tramite il mio agente. Se Roma vuole tenermi aspetto una loro offerta, la priorità ce l’hanno loro. Una società che mi ha fatto capitano mi ha dato fiducia e quindi devo ricambiare. Se la Virtus vorrà tenermi sarò contento di trovare un accordo, è un gesto doveroso nei loro confronti.
Parlando dei tifosi, a livello personale, ti aspettavi questo pubblico da Roma? Te lo chiedo sia in senso positivo per il loro calore, che in senso negativo per le polemiche che ci sono state nel corso della stagione contro i “tifosi occasionali”. L’opinione che mi sono fatto è che a Roma la passione per il basket è tanta, ma così tanto che si tende a tifare di più la squadra di quartiere. Per vedere Teodosic, Rodriguez e Scola la gente veniva quindi la passione per la pallacanestro c’è. La cosa difficile è far appassionare i romani alla Virtus Roma. Per problemi logistici è difficile far arrivare ogni domenica allo stadio 7 o 8 mila persona. Si potrebbe anche pensare di giocare il sabato per non giocare in concomitanza con Roma e Lazio. A Bologna i tifosi vanno al Dall’Ara a vedere le partite di calcio e poi riescono ad arrivare al PalaDozza in mezz’ora a piedi, a Roma questo non si può fare. Se si trovasse una soluzione ne gioverebbe tutto il campionato perché avere la Virtus Roma con il palazzetto pieno aumenterebbe il livello generale.
Facendo un passo indietro allo scorso mercato, quando tifosi si lamentavano dei nomi non troppo esaltanti e facevano affidamento soprattutto sugli americani. Il campo ha ribaltato le aspettative. Tu come hai vissuto questi due distinti momenti? Io ero il primo curioso, volevo vedere come sarebbe andata avanti la situazione. L’idea che mi sono fatto io è che sicuramente due atleti non potevano portare avanti da soli un’intera squadra. Il gruppo d’altra parte era ben coeso: noi italiani ci siamo subito trovati, anche con gli americani formavamo un gruppo affiatato. Nessuno voleva essere spettatore, volevamo essere protagonisti e avevamo le possibilità per farlo. Coach Bucchi è stato bravo a far girare bene il sistema ma la mia idea rimane quella che per la salvezza non puoi aggrapparti a due soli giocatori.
Adesso invece come vedi il prossimo mercato, con chi ti piacerebbe giocare in casacca giallo-rossa?Mi sono trovato molto bene con tutti. Dagli ultimi arrivati fino a quelli che già conoscevo da tempo. Con qualcuno ho legato di più, con qualcuno di meno ma mi sono piaciuti tutti. Come americani Buford mi è piaciuto tantissimo per atteggiamento, qualità ed esperienza, gli italiani invece li confermerei tutti perché abbiamo creato un rapporto fantastico. Con Roberto (Rullo), Amar (Alibegovic), Tommi (Baldasso) e tanti altri abbiamo passato tanto tempo insieme, in trasferta ci riunivamo nelle camere ed eravamo inseparabili. Molti dei miei compagni sono diventati amici che spero lo continuino ad essere per sempre anche fuori dal campo. Ognuno prenderà le sue decisioni, è il nostro lavoro, ma spero di continuare a giocare con loro.
Si avvicinano Mondiali e Olimpiadi, ma contemporaneamente c’è più tempo per prepararsi. Tu lo manderesti un messaggio a Sacchetti?
(Ride, ndr) Io penso che la nazionale sia il sogno di chiunque, anche di chi non fa sport. In questo momento storico nel mio ruolo c’è tanta competitività quindi so che devo farmi trovare pronto e devo migliorare. Ne sto approfittando anche in questo periodo in cui mi sto allenando molto e aspetto con ansia che riaprano le palestre per tornare ad allenarmi anche tecnicamente. Non voglio mandare messaggi, i miei genitori mi hanno insegnato a lavorare molto e parlare poco, spero di rientrare nel giro di una selezione. Sarebbe bellissimo, ce la metto tutta, la concorrenza mi stimola ancora di più quindi auguro tutta la fortuna a chi poi verrà scelto e andrà a giocare in azzurro.